Primo Maggio a Trieste: c’è molto da riflettere e tutto… da ricominciare.

Primo Maggio a Trieste: c’è molto da riflettere e tutto… da ricominciare.
(di Biagio Mannino)

Una bella giornata, climaticamente parlando, che sta caratterizzando in queste ore la città di Trieste ma, definirla altrettanto bella, forse, non si può per chi la vive intensamente per quella che è: la giornata dedicata al lavoro ed ai lavoratori.
In Piazza Unità d’Italia c’era tantissima gente. Sì, tantissima. Di tutte le età, giovani in particolare, e le diverse parlate e lingue risuonavano ovunque. Lavoratori? No, turisti! E nella quasi totalità…
Un comizio al centro della piazza, un piccolo palco, tante bandiere di colore rosso vivo che sventolavano ma, gli interessati all’evento, nel suo profondo significato, definirli pochi è essere ottimisti.
I discorsi che riecheggiavano si contendevano l’attenzione con mille altri suoni, rumori, sirene, grida di turisti alla ricerca di ristoranti, e chi era sotto il piccolo palco chiacchierava con l’amico incontrato o guardava lo smartphone o si aggirava tra i presenti alla ricerca di volti noti.
Un’immagine, nella sua semplicità, che dice tutto e di più, che non può che far riflettere su tante cose, proprio nel momento in cui il mondo del lavoro si trova in una delicatissima fase di passaggio, dove la digitalizzazione e l’informatizzazione rischiano di escludere, non includere, dove le tutele ed i diritti dei lavoratori appartengono a lotte del passato che sembrano essere dimenticate se non, purtroppo, perse.
Tutto da rifare… a partire da quel 2021, dove la fiducia degli italiani si è polverizzata di fronte alle restrizioni che, in nome della limitazione degli effetti della pandemia, colpivano duramente proprio i lavoratori e mettevano in crisi i principi ed i diritti sanciti dalla Costituzione riguardanti… proprio il mondo del lavoro.
E i sindacati? Non sembrano essersi accorti di quanto accaduto, neanche a distanza di anni, quando ancora adesso sono in molti, i lavoratori, che ne pagano le conseguenze. Ma, al contrario, continuano a guardare al di sopra della linea dell’orizzonte. Quella linea che divide ciò che è veramente da ciò che si crede essere.
Di fronte ad una immagine come quella di oggi, fatta di turisti e non di partecipanti, di suoni e non di parole, di bandiere e non di risultati, verrà, alla fine, il dubbio che si deve cambiare rotta?
Verrà, alla fine, la consapevolezza che chi ha dato e fatto in passato, adesso, deve lasciare il posto (e lasciarlo VERAMENTE) a chi vive la realtà oggettiva del mondo del lavoro contemporaneo?

NOTA: foto di Biagio Mannino – Trieste,1 maggio 2025.

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