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La nuova legge elettorale? Esame di serietà.

(di Biagio Mannino)

 

Quando la politica si confronta sulle leggi elettorali, inizia la vera battaglia!
Forse perché sono norme di particolare importanza per il principio di democrazia o, forse, perché… attribuiscono i posti in Parlamento…
Non occupiamoci di questo dubbio anche perché, dopo numerosi sforzi mentali, non arriveremmo di sicuro a darci una risposta!
Nel mentre, cade il progetto di legge elettorale “alla tedesca” forse perché troppo “alla tedesca” o forse perché troppo poco “all’italiana”. Ma anche questo è un dubbio destinato alla catasta dei dubbi interpretativi della politica.
Grande confusione alla Camera dei Deputati, liti, urla e tutto quello che era sufficiente a rompere l’accordo a quattro tra Movimento 5 stelle, Partito Democratico, Forza Italia, Lega, anche se, a dire il vero, i litiganti erano solo i primi due mentre, come dice il proverbio, il… terzo, ovvero Berlusconi… godeva.
Sì, perché la tattica del silenzio e del tenersi fuori dalle mischie produce sempre i suoi effetti dando un senso di responsabilità a chi si tiene intelligentemente fuori da una polemica che sempre più lascia senza energie.
Siamo in una situazione estremamente delicata dove al Senato abbiamo una legge elettorale frutto di una sentenza di parziale incostituzionalità del precedente Porcellum mentre, alla Camera dei Deputati, abbiamo una legge elettorale, anche questa frutto di una sentenza di parziale incostituzionalità dell’Italicum e, tutto questo, mostra paradossalmente una convergenza di capacità legislativa del panorama politico italiano che si è alternato al Governo negli ultimi venti anni. Infatti la prima è frutto del centro destra mentre la seconda… del centro sinistra.
E così, nel momento in cui diviene necessario trovare una soluzione armonica per garantire all’Italia una certa stabilità e rappresentatività, non si trovano gli accordi.
Se andiamo ad analizzare quanto accade, tutto sommato, è anche comprensibile che gli accordi non si trovino dato che, a legge ancora in fase di preparazione, i punti di debolezza, e, forse, anche di velata incostituzionalità, davano la forte esigenza di ricominciare tutto da capo.
La legge elettorale consente al cittadino di esercitare quel principio di sovranità ben espresso nel secondo comma dell’art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana.
“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ed il voto è una di queste forme proprio per delegare a legiferare, governare e… a risolvere i problemi, i bisogni, le necessità, le emergenze e le esigenze del popolo italiano.
Strano però che, il progetto di legge rendeva il voto meno forte, intenso nei suoi significati dove al politico il cittadino delegava la politica e, questa, è una bella differenza.
Adesso siamo al punto di partenza ma con un’aggravante che domina, ovvero l’incapacità al dialogo costruttivo finalizzato a quanto sopra detto, curando di più aspetti come le soglie di sbarramento volte a garantire o escludere presenze nelle due aule parlamentari.
E il punto di partenza era già errato poiché il sistema elettorale proporzionale, per definizione, punta alla rappresentatività. E come si possono rappresentare le diverse espressioni della società inserendo limiti alla rappresentatività stessa?
Un altro dubbio da mettere nella catasta dei dubbi irrisolti…

Legge elettorale tedesca all’italiana. Chi ha detto che è così bella?

(di Biagio Mannino)

 

Ormai la direzione sembra decisa. La legge elettorale del nuovo futuro in Italia sarà… quella tedesca!
Un sistema sostanzialmente proporzionale, con una soglia di sbarramento al 5%.
Le indiscrezioni sono molte per quello che sembra essere un progetto di legge condiviso, in sostanza, proprio da quei partiti che il 5% lo raggiungeranno di sicuro.
Per gli altri, al contrario, quella soglia rappresenta un vero e proprio ostacolo che, con grande probabilità, diverrà un muro invalicabile.
Già, un muro, come quelli che tanto vanno di moda in questo periodo e che poi, alla fine, hanno sempre lo stesso fine: impedire.
In questo caso il termine “impedire” si indirizza nella direzione di quell’elemento alla base di un principio democratico, ovvero, la rappresentatività.
Infatti quel contenitore chiamato Parlamento è la casa di tutti i cittadini che, in una società complessa ed articolata come quella italiana, diviene il luogo naturale per, appunto, rappresentare tutti.
Ma quel sistema proporzionale, che nasce con questo scopo, arricchito da una soglia di sbarramento, vanifica la presenza proprio dei “piccoli” che in un contesto di rappresentatività sono per definizione… piccoli.
E’ strano parlare di sistema proporzionale finalizzandolo ad una funzione “esclusiva” anziché “inclusiva”.
Vero è, che sulla base delle premesse, è facile ipotizzare, salvo eventuali sorprese, un Parlamento composto sostanzialmente da quattro partiti: Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Lega.
E gli altri?
Se non raggiungeranno quel 5%… doneranno i propri voti agli avversari.
Ma, si dice, questa soglia, o muro, servirà a garantire la… governabilità!
Possiamo allora immaginare che la governabilità possa essere raggiunta da necessarie alleanze: Tra M5S e PD? O tra M5S e FI? Difficile… forse la più probabile è quella tra PD e FI.
Tutto dipende dalle percentuali.
Quel vecchio, e non nuovo, principio delle alleanze post elettorali, abbandonato nei primi anni ‘90, sembra tornare di moda e gli elettori, sempre più disorientati, si chiedono se quelle storiche contrapposizioni tra centro destra e centro sinistra siano ormai sacrificabili in nome proprio della… governabilità.
Rappresentatività e governabilità, quasi una scelta, quasi una necessità privilegiare la seconda in nome di una decisione sovra volontà popolare poiché tutti quegli elettori che voteranno forze piccole non troveranno alcuna loro rappresentanza in un sistema elettorale, quello proporzionale, appunto studiato per questo.,
E se poi i numeri non consentissero alleanze?
Anche questa è un’ipotesi che si lega all’ulteriore possibilità, ovvero che il voto dei delusi da una probabile alleanza tra PD e FI vadano altrove.
Qualcuno dice che… la legge abbia già dei principi di incostituzionalità ancor prima di esser presentata….
Vediamo dove.
La soglia di sbarramento del 5% verrebbe contata su base nazionale. E se questo va bene per la Camera dei Deputati meno bene va per il Senato dove vige il principio della “base regionale”.
Sicuramente si tratta di chiacchiere…
Strano mondo, quello della politica, quando affronta leggi elettorali e riforme costituzionali… quando i “grandi” tutelano i “grandi” e i piccoli “ puntano alla loro funzione di “ago della bilancia”, quando ai bisogni di una società che ha parlato chiaramente il 4 dicembre 2016 si risponde con una legge elettorale che continua a dare i soliti segnali di incomprensione della volontà del cittadino di partecipare, quando all’apparente nuovo si ripropone il solito vecchio..

Il nuovo Renzi? Assomiglia tanto a quello vecchio…

(di Biagio Mannino)

 

Matteo_Renzi_2015Anche se un terzo dei votanti del 2013 non si è presentato alle primarie, Matteo Renzi si riconferma segretario del PD, o meglio, di quel che resta del PD.
Un mandato, quello precedente,  porta dei risultati che contraddicono il successo ottenuto.
Era difficile riconfermarsi dopo un evidente calo degli iscritti, dopo una scissione del partito, dopo aver mostrato ai cittadini italiani che maggioranza ed opposizione coincidevano in una coabitazione chiamata, appunto, PD, dopo un clamoroso fallimento in occasione del voto per confermare una riforma costituzionale, decisamente criticabile nei contenuti e nelle metodologie di realizzazione, dopo aver varato una legge elettorale, l’Italicum che, oltre ad essere stata parzialmente dichiarata incostituzionale lascia l’Italia di fronte ad una confusione inimmaginabile se si dovesse andare a votare senza vararne una nuova.
Dopo tutto questo, però, Matteo Renzi raccoglie il successo.
A poco o nulla hanno contato i voti ottenuti da Orlando ed Emiliano di fronte a quello che sembra essere un leader riconosciuto dai suoi elettori e che, in realtà, non è indebolito affatto proprio per merito di quella  affluenza che ne certifica il ruolo con la sua sostanziale tenuta, per quanto quasi un milione di persone non hanno partecipato al voto.
Dopo il risultato del referendum Matteo Renzi mantiene la parola e si dimette ma poi cambia idea e lo troviamo di nuovo nella mischia per riprendere il posto alla guida del PD.
Promessa strana ma poco importa di fronte alla possibilità di avere un leader maturato dall’esperienza precedente.
Ma il linguaggio non cambia e il metodo comunicativo mette in evidenza solo una continuità.
Slogan e battute, tante, progetti, prospettive e politica, poca…
Gli italiani lo avevano detto chiaramente quel 4 dicembre 2016: vogliamo contare di più nella politica in quanto cittadini! La risposta è stata non considerare quel clamoroso risultato nel suo significato ma lasciarlo andare, lentamente…
Adesso siamo allo stesso punto con l’aggravante che le prossime elezioni, se la legge elettorale non verrà modificata, ci daranno il trionfo della politica, quella vecchia, fatta di accordi e tante difficoltà.
Colpa degli italiani che hanno scelto di mantenere la Costituzione del 1948? No, colpa della politica che non trova o non vuole trovare punti su cui lavorare in comune. Forse bisognerebbe prendere esempio proprio da quei Padri Costituenti, quelli del 1946, quelli che in meno di due anni scrissero la “più bella Costituzione del mondo” e che così ci viene riconosciuta ovunque, ebbene quegli uomini e donne seppero lavorare assieme nonostante le dure esperienze, contrapposizioni e vicende vissute. Sì, lo seppero fare attivamente e concretamente per tutti gli italiani che li votarono orgogliosi di averlo fatto e di aver partecipato, quel 2 giugno.
Oggi la battuta domina e lo slogan impera, i partiti non si contano così come l’analisi del voto del 4 dicembre non conta. E l’Italia e gli italiani perdono terreno.
Il Paese più vecchio del mondo, il Paese con la più bassa natalità del mondo, sono elementi sufficienti a mettere in evidenza come sia tutta la struttura in crisi, sul piano economico, finanziario, sociale, strutturale, culturale.
Ma… era questa la “rottamazione”?

 

NOTA: l’immagine in questo post è tratta dal sito www. wikipedia. it.