L’imperfetto incontro tra l’uomo e le api. di Biagio Mannino

L’ape: un piccolo insetto che tutti conosciamo, o meglio, crediamo di conoscere.
Associamo alla sua immagine i colori caldi ed affettuosi, i gusti dolci e morbidi che derivano da quel prodotto che esse, le api, creano: il miele.

il Carso triestino. foto BM 2012.
il Carso triestino. foto BM 2012.

Il mondo delle api è in realtà una società vera e propria, organizzata e ben strutturata, con le proprie regole e disciplinata in modo rigoroso in tutti i ruoli.
Millenni di evoluzione hanno fatto sì che le api si distribuissero sull’intero pianeta assumendo caratteristiche tipiche dei luoghi.
E così, se guardiamo all’Europa, più saliamo verso nord, più le api acquistano un colore bruno a causa della diversa esposizione solare.
Il miele rappresenta per l’uomo un’antica fonte di nutrimento ed energia e, se alla primordiale  conoscenza dei nostri antenati,  aggiungiamo la ricerca scientifica dell’epoca contemporanea, scopriamo come il miele e tutti i prodotti derivanti dal mondo delle api, siano ricchi di qualità assolutamente utili e benefiche per la vita dell’uomo.
Il miele, il propoli, la pappa reale, il polline e addirittura l’aria che gravita intorno agli alveari, si sono dimostrati potenti elementi anche sotto un punto di vista medico.
Così come l’uomo, anche l’ape, come detto, vive in una società strutturata ed ordinata.
L’uomo però, come spesso accade, non concilia la propria realtà sociale con quella delle altre specie perdendo di vista come sia il tutto ad essere la vera società organizzata in cui i singoli elementi, anch’essi strutturati, convivono in un delicato equilibrio che porta ad una reciproca collaborazione finalizzata alla sopravvivenza propria e, quindi, di tutti.
E così l’ape impollina i fiori che poi daranno all’uomo i frutti.
In pratica, senza ape niente frutti.
Sono ormai anni che una vera e propria morìa delle api tormenta gli agricoltori poiché la necessità di questo piccolo insetto è alla base del percorso agroalimentare.
Quali le cause?
Studi recenti hanno messo in evidenza come l’inquinamento, quello prodotto dall’uomo, e non dalle api, influisca in modo notevole alla destabilizzazione del delicato equilibrio naturale in cui le api si trovano a farne parte.
Il problema è talmente grande che soluzioni molto stravaganti evidenziano palesemente le responsabilità dell’uomo.
Infatti se  negli USA, per ottenere l’impollinazione delle piante, si buttano  letteralmente  dagli aerei grandi quantitativi di api nei campi con l’intento di raggiungere l’obiettivo della produzione agricola ma a spese delle stesse api, in Cina è direttamente l’uomo che si sostituisce all’insetto, l’uomo, con un  pennellino, va di fiore in fiore a fare ciò che l’ape, estinta a causa dei fumi industriali, avrebbe dovuto fare.
L’aiuto che l’ape ci dà non si limita ai prodotti e all’impollinazione ma anche nel fornirci delle indicazioni di tipo ambientale.
Analizzando il miele e le api stesse, emergono dati indicativi sui fattori qualitativi e quantitativi nel campo dell’inquinamento antropico.
E’ divenuto uso comune quello di dislocare alveari in contesti urbani e suburbani al fine di valutare le condizioni ambientali dei siti. Un altro importante aiuto che questo piccolo animale dà all’uomo.
Se l’ape è un insetto sociale così come l’uomo lo è, subentra una considerazione che solo dall’uomo, con le proprie regole e con la propria visione unilaterale può derivare.
L’ape, come detto, si è adattata ai luoghi che la ospitano, con il loro clima, con le loro caratteristiche geologiche e geografiche in generale.
Questo implica che un’ape proveniente dall’Africa difficilmente trovi nell’Europa centrale il luogo a lei idoneo e che le stesse api europee possano passare indifferentemente dai climi interni a quelli mediterranei.
Di fronte alle esigenze di mercato, tipiche delle società umane, il profitto e la sua ricerca tendono a scavalcare un’altra ricerca, quella  scientifica, creando delle situazioni di confusione in ambito naturalistico.
Subentra allora una sorta di protezionismo dell’ape locale e, molto spesso, legislazioni particolari vengono prodotte a tal fine.
E così, nel contesto dell’Unione Europea, alcuni Stati membri legiferano per tutelare le api del proprio territorio  per salvaguardarne la specificità
C’è un problema: prendiamo in considerazione l’area di Trieste, del Friuli, della Venezia Giulia, dell’Istria nella sua interezza e complessità giuridico – istituzionale e di tutta la Slovenia , osserviamo come fondamentalmente le tipologie di api siano tre: ligustica, istro – dalmatica e carnica.
La caratteristica del territorio preso in considerazione evidenzia l’incontro del mondo mediterraneo centro settentrionale con quello alpino, carsico e danubiano.
Una realtà geografica ed ambientale estremamente eterogenea che giustifica una pluralità di specie, come in questo caso, di api.
Ma la necessità di preservare le peculiarità antropiche legate ai confini tra Stati non coincide con i confini biologici e, di conseguenza, l’ape carnica, vista come espressione unica di un territorio coincidente con quello sloveno, si scontra con il territorio delle api, anzi, della società delle api che gravita in ambiente mediterraneo, quell’ape tipica della zona di Maribor.
Questo caso evidenzia come in un’Europa senza confini in realtà i confini continuino a sussistere e coinvolgono anche quella società a noi utile, quella delle api in un vortice di regole, quelle dell’uomo, a loro sconosciute ma, molto spesso, dannose.

 

Nota: l’immagine in questo post è stata realizzata da Biagio Mannino.

Le poesie di Anna Piccioni.

MAREMMA

L’importanza dei luoghi

Ascoltare lo spirito

Il senso della vita

I pensieri si rincorrono nella mente

Un cuore pieno trabocca di linfa vitale

Il tempo rimane sospeso

La natura intorno riprende il suo ciclo

Uguale a se stessa

Il viso segnato dal tempo

Un cuore spezzato dalla vita

Un posto per sognare

Se c’è ancora un luogo per sognare.

Qui!

Lasciarsi abbracciare dai colori dai profumi

L’energia vitale scorre nelle vene, pulsa, sussulta

Il vento scompiglia i capelli

Le pagine di un libro mai scritto si sfogliano nella mente

Le parole rincorrono oggetti, persone

Vorrebbero agguantare immagini ed emozioni

Fermare il tempo è un’impresa titanica

ESTATE

Il frinire delle cicale

In questo caldo pomeriggio afoso

Di fine luglio

Perché hanno smesso di frinire…

Io non ho detto nulla

Forse il vento che viene dal mare

Disturba il loro canto

Nel cielo azzurro pennellate di nuvole

Meriggiare pallido nella calura estiva

Assorta nella contemplazione che mi circonda

Lascio i pensieri vagare

Fantastici personaggi prendono forma

Le fate volteggiano nell’aria

All’ombra degli antichi olivi

Momenti vissuti, intensi

Non vanno sprecati

Nell’insofferenza per la vita

Ogni attimo deve essere assorbito

Digerito, sedimentato

Nella fugacità del tempo

SREBRENICA

…e la natura attonita

sta a guardare

incredula…

Le stagioni si rincorrono nella loro

bellezza

Gli alberi nascondono e proteggono

le loro creature;

i profumi del sottobosco

si mescolano al dolciastro

odore del sangue

Nota: l’immagine in questo post è stata realizzata da Biagio Mannino.

La Croazia verso il futuro. di Biagio Mannino

Recentemente, presso la sala Tessitori, in Piazza Oberdan a Trieste, si è svolto il seminario Italia – Croazia 2014.

L’evento ha rappresentato un’importante ed utile occasione per fare il punto sulla situazione economica della Croazia ed anche sulle modalità di collaborazione tra i due Stati. A tale riguardo molto interessanti sono state le proposte indirizzate proprio alle prospettive.

La situazione croata in ambito economico oggi risente, come quelle di tutti gli Stati dell’area europea, della difficile condizione economico-finanziaria originata dagli Stati Uniti nell’ormai lontano 2008.

La Croazia presenta le problematicità tipiche di quegli Stati che, definibili come piccoli per le loro caratteristiche demografiche e territoriali, si trovano necessariamente a dipendere da realtà più grandi in tutti quegli aspetti, dalle esportazioni al turismo, che garantiscono loro il mantenimento della propria iniziativa economica.

Se poi consideriamo la ancor vicina e tragica esperienza di una guerra, è comprensibile come la posizione contemporanea della Croazia sia alquanto complessa e difficile.

Con l’entrata nell’Unione Europea, le difficoltà permangono e, se guardiamo attentamente, tendono anche ad aumentare poiché il percorso di ammodernamento delle strutture burocratiche, sociali, amministrative e tutto ciò che riguarda lo Stato, impongono alla Croazia impegni ulteriori.

Il livello della disoccupazione è elevato, quello dei conti dello Stato sociale anche ma, nel lungo periodo, le prospettive sembrano proporre soluzioni e miglioramenti veri e propri.

Infatti i fondi europei porteranno in terra croata una quantità di denaro decisamente imponente con il chiaro intento di ristrutturare l’intera Croazia.

Gli interrogativi però non mancano. Come verranno gestiti? Quali effetti produrranno?

Gli studi attuali e le idee sembrano andare in una direzione precisa: il turismo.

La volontà è quella di far sì che la Croazia scali la classifica dei paesi turistici portandosi dal trentasettesimo al ventesimo posto nel giro di pochi anni.

Uno sforzo assolutamente notevole, poiché si parla di milioni di turisti in più che necessitano di strutture alberghiere e logistiche in grado di garantirne l’accoglienza: aeroporti, strade di accesso, luoghi di svago tipici del settore.

Ma se il turismo di massa garantirebbe una forte affluenza di denaro nelle casse, diviene fondamentale chiedersi quanti di questi soldi rimarrebbero in Croazia. La gestione di queste strutture e la loro realizzazione verrebbe attuata da aziende croate o da aziende europee? I fondi porterebbero un’effettiva ricchezza al popolo croato o semplicemente transiterebbero in Croazia verso altre direzioni?

Va considerato anche il tema dell’impatto ambientale. La prospettiva urbanistica vedrebbe grandi complessi alberghieri, campi da golf e quant’altro, e tutto ciò dovrebbe armonizzarsi con quel paesaggio che rende attraente la Croazia.

L’Istria che oggi è, assieme alla Dalmazia, la regione guida in ambito economico-turistico, si troverebbe ad affrontare un serio cambiamento ed adeguamento alle esigenze necessarie. Ma che fine farebbero quelle immagini tipiche del paesaggio istriano, di piccoli paesi sul mare o nell’interno, con le campagne e le colture di ulivi?

Gli esperti croati stanno cercando di valutare al meglio le scelte da fare guardando proprio verso l’Italia, ed alla sua esperienza nell’ambito della piccola e media impresa, ma anche agli errori commessi nel passato.

La speranza è che la Croazia in generale, e l’Istria in particolare, non diventino come Venezia, città simbolo di una decadenza fortemente accentuata dalla prospettiva di un’apparente rinascita. Il turismo può essere fonte di ricchezza, ma anche di disastri quando venga gestito in modo semplicistico.

 

Nota: l’immagine in questo post è stata realizzata da Biagio Mannino.