(di Biagio Mannino)
Il vertice nato di Vilnius rappresenta, e rappresenterà, il punto di fondamentale importanza, nel tentativo di comprendere quali siano le reali strategie e le motivazioni non fantasiose di una guerra che, sempre di più, diventa una realtà differente da quella raccontata e tracciata da alcuni, a partire ancora dal quel 2021, quando tutto poteva essere evitato.
La speranza di Volodymyr Zelenskyi era quella di riuscire a portare l’Ucraina all’interno sia della NATO che dell’Unione Europea, nonostante la consapevolezza della difficoltà assoluta in questa direzione, ormai, non fosse segreta per nessuno. Una speranza necessaria anche per poter giustificare, di fronte ai cittadini ucraini, un risultato che sicuramente non soddisferà un popolo sottoposto ad una guerra ed a tutti i sacrifici che essa porta da ormai ben più di un anno. Una speranza fondamentale per giustificare le scelte prese e per cercare, in particolare, un utile capro espiatorio.
Un eventuale ingresso nella NATO avrebbe rappresentato un evidente aggravamento di una situazione già compromessa, di una situazione compromessa al punto tale da aver riportato l’Europa a quello che era il terreno di contrapposizione del periodo della guerra fredda. Perseguire ulteriormente la linea del contrasto avrebbe potuto significare un potenziale rischio concreto di estendere il conflitto e trasformarlo in un pericoloso passo verso un’ulteriore guerra ampliata all’intero continente europeo.
Il “NO” indiretto salva un po’ tutti dall’imbarazzante situazione e fa intravvedere la salvezza per alcuni e… il vero investimento per altri.
Una guerra, quella iniziata nel 2022, tra Russia e Ucraina, con la partecipazione indiretta del rinato blocco occidentale, portata avanti da tutte le parti in nome dello stesso paradossale principio: la lotta contro il nazismo e la salvaguardia e la difesa della democrazia.
Parole, principi e valori ma che, alla fine, hanno riempito la bocca di chi le diceva mentre il popolo ucraino veniva duramente colpito, così come anche il popolo europeo si è ritrovato direttamente a viverne le conseguenze, disorientato più che mai sia dalla politica della stessa Unione Europea che da quella degli Stati membri.
In un modo o nell’altro, tutto passa attraverso le strade dei vertici e, poi, si ritorna nuovamente al punto di partenza, un punto di partenza però non collocato temporalmente all’inizio del 2022 ma, diversamente, nel contesto dell’epoca più difficile dell’umanità, rappresentata dal XX secolo.
Il dubbio cresce sempre di più, quando ci si pone la domanda in riferimento ad una guerra che ha perso i suoi attori apparenti e ci porta a guardare nella direzione di chi siano gli attori reali, ovvero chi ha dichiarato guerra a chi.
Interpretazioni, valutazioni: tante, tantissime. La realtà delle cose è una sola ed è evidente di fronte ai nostri occhi: un’Europa indebolita sotto tutti i punti di vista ma, soprattutto, un’Europa che non ha saputo tutelare l’interesse primario dei suoi cittadini europei, andando invece in direzioni… misteriose.
Adesso l’Europa si ritrova ad essere lontana dalla Russia, così fondamentale per i propri interessi energetico strategici. E non solo, la lontananza diventa anche evidente per quanto riguarda i propri interessi produttivi nella direzione della distribuzione e delle esportazioni, proprio nei confronti del gigante economico del prossimo futuro: la Cina.
E l’Europa ci ricade, e nuovamente torna ad essere debole, debolissima e soggetta alla linea politica degli Stati Uniti, di quegli Stati Uniti che ormai ci hanno abituato a come la non risoluzione dei problemi creati ad arte rappresenti fondamentalmente l’investimento sicuro verso il futuro. Così la non risoluzione del problema creato, denominato “Ucraina”, rappresenta l’investimento nelle strategie geopolitiche contemporanee che garantirà agli stessi USA la sopravvivenza in un contesto globale dove non sono più primaria potenza ma dove necessitano di un’Europa alle proprie dipendenze, obbediente alla volontà politica d’oltre oceano.
Il tutto nella concretezza di una guerra distruttiva e catastrofica, che, come tutte le guerre, rappresenta tre parole: morte, distruzione, povertà.
L’Ucraina è divenuta la vittima da sacrificare in nome delle logiche che in questo momento vengono portate da una politica irriconoscibile, mutante e distantissima dal concetto di rappresentatività dei propri cittadini.
L’Ucraina è il paese destinato, per i prossimi decenni, ad infiammarsi ed a spegnersi a seconda delle esigenze del presente e del futuro, che necessiteranno di guerre, utili per gli interessi ben precisi a seconda delle situazioni economiche e finanziarie.
Ucraina: la prescelta nel rito utile al gioco del dominio del mondo, gioco non voluto dai popoli, gioco che non vedrà vincitori ma solo sconfitti.