Dimenticare, la via più semplice per accettare e consentire di… continuare!
(di Biagio Mannino)

C’è il rischio. Sì, c’è il rischio!
Il rischio di dimenticare, di voler dimenticare per poter sopravvivere e, semplicemente, andare avanti.
La vita è difficile, lo sappiamo, chi più, chi meno. E se la vita è difficile diventa ancora più difficile poter accettare tutto quello che ci è accaduto a partire dal 2020.
Il 2020, l’anno dove tutto è finito, l’anno dove tutto è incominciato.
Cercare di capire cosa sia accaduto, orientarsi in quelle orribili esperienze, rivivere con la memoria quei giorni e, inaspettatamente, rendersi conto di tutto ciò che è stato e vedere, improvvisamente, le macerie della nostra quotidianità, fumanti e polverose, grigie ed opache, lì, davanti a noi. Le macerie della nostra semplice, semplicissima quotidianità che, per alcuni potrebbe essere insignificante, banale, persino inutile, ma per noi, per ognuno di noi, è la nostra semplice, importante, unica, nostra quotidianità.
Tutto finito, concluso, spazzato via e sostituito da una consapevolezza crescente, alla ricerca di se stessa nell’incomprensibile nuova società, malata fin dalla nascita e e maleodorante di regime.
Non avrei mai pensato, in quel mese di gennaio del 2020 che tutto avrebbe avuto inizio.
Non avrei mai pensato di vedere cose che appartenevano ai racconti degli anziani che ormai non ci sono più visto il trascorrere del tempo.
Non avrei mai pensato di assistere alla decadente evaporazione di buona parte degli intellettuali, sciolti come una palla di neve, esposta al sole, sull’asfalto di un triste posteggio di un isolato ed altrettanto triste centro commerciale, ai margini di una autostrada nel mese di luglio. Spariti e spaventati, nascosti e compiacenti, ma lontanissimi dalla difesa dei valori, dei principi e dei diritti, della democrazia e di tanto altro ancora. Tante belle parole con cui hanno riempito le pagine dei loro libri, articoli, con le quali hanno portato la loro voce nelle interviste.
Non avrei mai sperato che la spinta alla resistenza potesse venire dalle piccole iniziative di piccole persone che diventavano improvvisamente grandi, grandissime, veri eroi ed eroine sconosciuti ed umili, allora come oggi, lato buono di una società cadente, ferita e morente.
Non avrei mai pensato di vedere persone sincere ed oneste essere discriminate ed isolate, punite e private della loro sacrosanta libertà, di decidere, di fare, di essere.
Ed oggi, guardiamo con rispetto i malati, i feriti, i martiri di tutto ciò che è successo e gli eroi della resistenza, quella vera che, ieri come oggi, ha tenuto testa a quel totalitarismo subdolo, che non si voleva e non si vuol far vedere, che esiste ma che non esiste, che non c’è ma che c’è.
L’esperienza vissuta è stata traumatica: la paura il suo braccio persuasore ed esecutore.
In nome della malattia abbiamo accettato, tutto, anche l’incredibile e l’inaccettabile. Abbiamo accettato di rimanere chiusi in casa per mesi, vedendo le nostre città diventare vuote e spettrali. Abbiamo accettato di non lavorare e perdere, in molti casi, le nostre attività mettendo in difficoltà noi stessi e le nostre famiglie.
Abbiamo accettato limitazioni incredibili e surreali e poi, di fronte all’ipotesi della fine di questa situazione, abbiamo accettato il patto: liberi di uscire? Liberi di lavorare? Liberi di essere? Sì, ma ad una condizione: accetta, convinto e con gioia, il vaccino!
Di fronte a questo la paura cambia il punto di riferimento: non più la malattia ma… lo Stato. Lo Stato, il mio Stato, quello in cui ho sempre creduto, nel quale mi sono identificato, ritrovato e che ho difeso. Il mio Stato mi dice: vaccino o restrizioni!
Lo ripeto, è stato un trauma, duro, forte, sconvolgente. In tanti hanno accettato e, in tanti hanno detto NO. Questi hanno pagato con l’esclusione sociale, con l’esclusione dal lavoro, dalle retribuzioni, impoveriti e in molti casi emarginati, discriminati, trasformati in capro espiatorio di un contesto che cercava colpevoli a tutti i costi.
Gli altri, i vaccinati, liberi apparentemente di esistere ma umiliati nel loro profondo, si trovano oggi a guardare quanto fatto e a vivere l’incognita e l’incertezza di un farmaco iniettato di fronte a quello che sempre di più emerge: gli effetti avversi da vaccino.
Ma tutto è silente, taciuto, messo da parte perché quegli effetti avversi, denunciati da sempre più persone non devono essere portati di fronte al dibattito pubblico.
Se ne può parlare, ma poco, non troppo. Anzi, lasciamolo dire ai… “NO VAX, quei complottisti terrapiattisti brutti e cattivi, fascisti, ignoranti, senza fissa dimora, di bassa scolarizzazione”. Sì, perché queste erano le definizioni che qualche giornalista ben pensante ed alleato al sistema affermava con sicurezza, ostentazione, forte, fortissimo.
No, il dibattito no. No, una vera e propria presa di coscienza pubblica su TUTTO ciò che è accaduto non è il caso.
Intanto, però, la gente si ammala, e si ammala di malattie gravi, importanti e, sempre di più sono coloro i quali parlano, gridano inascoltati ai finti sordi quello che accade, oggi, ma… niente!
Tutto questo è faticoso, avvilente, stancante, deprimente e la via più semplice è quella desiderata da chi ha causato il disastro, dai responsabili della fine e dell’inizio: dimenticare.
Dimenticare tutto, sminuire e sostituire il problema con i problemi, quei falsi obbiettivi utilissimi a distogliere, andare avanti nell’interesse… degli interessi!
NO, dimenticare NO! Bisogna ricordare!
Ci sarà giustizia? No. Semplicemente e sconsolatamente no. Troppo grave quello che è successo e che succederà, troppi interessi, troppo tutto, ma la consapevolezza di ciò che è accaduto deve essere ricordata, tramandata, sempre e poi sempre!
Dimenticare significa continuare con lo stesso errore. Dimenticare significa accettare e consentire di… continuare.

English version:

Forgetting, the easiest way to accept and allow to… continue!

(by Biagio Mannino)

There is a risk. Yes, there is a risk!

The risk of forgetting, of wanting to forget in order to survive and, simply, move on.

Life is difficult, we know, some more, some less. And if life is difficult, it becomes even more difficult to be able to accept everything that has happened to us since 2020.

2020, the year where everything ended, the year where everything began. Trying to understand what happened, orienting ourselves in those horrible experiences, reliving those days with our memory and, unexpectedly, realizing everything that has happened and seeing, suddenly, the ruins of our daily lives, smoking and dusty, gray and opaque, there, in front of us. The rubble of our simple, very simple daily life that, for some, might be insignificant, banal, even useless, but for us, for each of us, it is our simple, important, unique, our daily life.

Everything is over, concluded, swept away and replaced by a growing awareness, searching for itself in the incomprehensible new society, sick from birth and smelling of regime.

I would never have thought, in that month of January 2020, that everything would begin.

I would never have thought of seeing things that belonged to the stories of the elderly who are no longer with us given the passing of time. I would never have thought of witnessing the decadent evaporation of a good part of the intellectuals, melted like a snowball, exposed to the sun, on the asphalt of a sad parking lot of an isolated and equally sad shopping center, on the edge of a highway in the month of July. Gone and scared, hidden and complacent, but very far from the defense of values, principles and rights, democracy and so much more. So many beautiful words with which they filled the pages of their books, articles, with which they brought their voice in interviews.

I would never have hoped that the push to resist could come from the small initiatives of small people who suddenly became great, very great, true heroes and heroines unknown and humble, then as now, the good side of a crumbling, wounded and dying society.

I would never have thought I would have seen sincere and honest people being discriminated against and isolated, punished and deprived of their sacrosanct freedom, to decide, to do, to be.

And today, we look with respect at the sick, the wounded, the martyrs of everything that has happened and the heroes of the resistance, the real one that, yesterday as today, has stood up to that sneaky totalitarianism, that we did not want and do not want to show, that exists but does not exist, that is not there but is there.

The lived experience was traumatic: fear was its persuading and executing arm.

In the name of the disease we accepted everything, even the incredible and the unacceptable. We accepted staying indoors for months, seeing our cities become empty and ghostly. We accepted not working and losing, in many cases, our businesses, putting ourselves and our families in difficulty. We have accepted incredible and surreal limitations and then, faced with the hypothesis of the end of this situation, we have accepted the pact: free to go out? Free to work? Free to be? Yes, but on one condition: accept, convinced and with joy, the vaccine!

Faced with this, fear changes its point of reference: no longer the disease but… the State. The State, my State, the one I have always believed in, in which I identified, found myself and which I defended. My State tells me: vaccine or restrictions!

I repeat, it was a trauma, hard, strong, shocking. Many accepted and, many said NO. These paid with social exclusion, with exclusion from work, from wages, impoverished and in many cases marginalized, discriminated against, transformed into scapegoats of a context that sought culprits at all costs. The others, the vaccinated, apparently free to exist but humiliated in their depths, find themselves today watching what has been done and living the unknown and uncertainty of an injected drug in the face of what is increasingly emerging: the adverse effects of the vaccine.

But everything is silent, hushed up, put aside because those adverse effects, denounced by more and more people, must not be brought before the public debate.

We can talk about it, but not too much, not too much. Indeed, let’s leave it to the… “NO VAX, those ugly and bad, fascist, ignorant, homeless, poorly educated flat-earther conspiracy theorists”. Yes, because these were the definitions that some right-thinking journalists allied to the system affirmed with confidence, ostentation, loudly, very loudly.

No, not the debate. No, a real public awareness of EVERYTHING that has happened is not the case. In the meantime, however, people are getting sick, and they are getting sick with serious, important diseases and, more and more are those who talk, shout unheard to the deaf about what is happening today, but… nothing!

All this is tiring, disheartening, weary, depressing and the easiest way is the one desired by those who caused the disaster, by those responsible for the end and the beginning: forget.

Forget everything, belittle and replace the problem with problems, those false objectives very useful to distract, move forward in the interest… of interests!

NO, forget NO! We must remember!

Will there be justice? No. Simply and disconsolately no. What happened and what will happen is too serious, too many interests, too much of everything, but the awareness of what happened must be remembered, passed on, always and then always!

To forget means to continue with the same mistake. To forget means to accept and allow to… continue.