Il libro di oggi:
Gocce dello stesso mare.
di Paola Fara.
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Armi, ovvero… European obsession!
(di Biagio Mannino)
Non ha pace l’Europa! Non nel contesto continentale, non nella sua storia passata e non nelle intenzioni verso il prossimo futuro!
Mentre negli USA il neoeletto Presidente Donald Trump ha iniziato a smantellare tutte le linee politiche e strategiche del predecessore Joe Biden, in Europa, o meglio, nell’Unione Europea, poco unita e molto europea, si guarda alla Russia solo ed esclusivamente come fonte di future guerre.
Trump e Putin si incontreranno mentre i vari leader europei si comportano come se alla Casa Bianca non fosse successo niente.
Le strategie sono cambiate e l’Europa, come già ci ha dimostrato Tusk, è pronta a fare la voce grossa a comando di chi arriva al potere oltre Atlantico.
Trump dice: “5% del PIL” dedicato alle spese militari e, immediatamente, le voci europee si allineano ubbidienti, facendo sembrare che i pericoli di guerre siano dietro l’angolo, mettendo da parte il malessere che gli europei vivono ormai dal 2020 ed aumentato grazie proprio alle scelte di allineamento alle direttive di Washington.
Kaja Kallas, ex Primo Ministro dell’Estonia, attuale Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in occasione della Conferenza annuale della European Defence Agency a Bruxelles, sostiene che l’Europa non abbia bisogno di un esercito unico ma di 27 eserciti pronti a difendere la stessa Europa dalle minacce provenienti dalla Russia. L’Ucraina, dice la Kallas, rappresenta il fronte della difesa e, di conseguenza, diviene necessario aiutarla.
Non solo, l’Alto Rappresentante ritiene che il sistema economico russo sia in difficoltà mentre la UE sta per varare il XVI pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia.
Di conseguenza, secondo la Kallas, diviene necessario spendere di più, per prevenire la guerra, per prepararsi alla guerra, e riguardo a tutto questo, “Non deve esserci nessun dubbio in alcuno di noi”.
Ormai, il declino della politica europea, sembra proprio inarrestabile… e non è detto, visto quanto accade, che non sia un bene.
NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons: Public Domain.
Armarsi per rimanere… piccoli.
(di Biagio Mannino)
Una visione decisamente ottimistica, quella di Donald Tusk, il Presidente del Consiglio della Polonia.
Dice Tusk, nel suo discorso al Parlamento Europeo: “L’Europa è stata, è e sarà sempre grande”.
Forse Tusk non si è accorto di quanto l’Europa, oggi più che mai, si trovi in una situazione di debolezza e di assoggettamento alle politiche di Washington, indifferentemente quali esse siano.
La guerra in Ucraina ha devastato la capacità produttiva ed ha spazzato via la già precaria credibilità della politica europea che, senza alcuna sorpresa, si è ritrovata nuovamente incapace di portare decisioni in nome, semplicemente, degli interessi del popolo europeo.
La guerra, voluta e mai contrastata, mai un tentativo di impedirla e mai un approccio di dialogo per limitarla: l’Ucraina è stata usata come terreno di scontro per una triangolazione tra gli interessi russi, statunitensi ed, apparentemente, europei.
Solo qualche ingrediente della pozione magica che ha travolto il veramente vecchio continente: aumento del costo delle risorse energetiche, perdita della competitività a livello globale, ricerca forzata di alternative che guardano solo nella direzione degli USA, mentre, gli altri, si strutturano sempre più autonomamente. E adesso il colpo di grazia: Trump determinato più che mai ad imporre dazi mettendo in crisi ancora di più il sistema commerciale europeo.
Ma Tusk, nonostante tutto, vede la grandezza europea e, per mantenerla tale e garantirne la sopravvivenza, punta verso un’unica soluzione: “l’Europa deve sopravvivere, deve essere armata”.
Non solo, l’aumento della spesa militare deve essere visto e vissuto come un vero e proprio obbligo. E per affrontarlo, questo obbligo, potrebbe essere necessario ricorrere alla via molto incerta del debito pubblico europeo. Come a dire, cittadini europei, preparatevi a spendere per coprire altri debiti.
La “grandezza” europea, vista da Tusk, precipita nel momento in cui, questi accorati appelli a spendere di più, arrivano dopo le dichiarazioni di Trump, in riferimento ai costi che gli Stati europei dovrebbero (e dovranno) sostenere per garantire la propria difesa.
L’ipotesi, al momento, è di una spesa del 5% del PIL, da portarsi nella direzione degli armamenti. Una cifra enorme che, sicuramente, entusiasmerà i produttori di armi un po’ ovunque nel mondo.
Ma, la sopravvivenza della illusoria e nostalgica grandezza dell’Europa, deve passare anche dalla presa di coscienza, che impone… l’onorevole autodeterminazione nella gestione della difesa e nella contrapposizione dura alle guerre, volute, prodotte e portate, semplicemente… dagli altri.
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