Si riporta la lettera come ricevuta.
L’odio e l’invidia. L’attualità di “Cenerentola” e Biancaneve”.
(de Il Grillo Scrivente)
Ultimamente sto riflettendo molto sul significato delle fiabe di “Cenerentola” e “Biancaneve”. Sono sempre state viste come fiabe d’amore, nelle quali le principesse, dopo mille peripezie, si sposano con i loro amati principi, e….vissero tutti felici e contenti! Di recente sono state fatte anche delle rivisitazioni (quella di “Biancaneve” è uscita al cinema da poco), perché molti hanno visto in queste fiabe l’immagine delle donne che passano la vita a pulire la casa attendendo il principe azzurro (che, come tutti sappiamo, alla fine arriva e le sposa); e le ha quindi considerate diseducative, soprattutto per le ragazze.
Quel che io vedo centrale (e caratterizzante proprio) in entrambe le fiabe, non è né la donna che pulisce, né la storia d’amore (sebbene presenti ovviamente entrambe nelle trame delle fiabe). Il messaggio che secondo me queste fiabe davvero trasmettono è l’odio e l’invidia che da sempre caratterizzano l’essere umano (e sempre lo caratterizzeranno); e in “Biancaneve” in particolar modo dove porta, questo odio.
Una donna perfida, sfruttatrice, senza scrupoli, sbatte una povera creatura, che ha pure appena perso il padre, a fare la sguattera dalla mattina alla sera nella sua stessa casa. Desiderosa di “sistemare” (nonché, secondo me, di liberarsi) le sue due orribili, stupide e vuote figlie, si rende conto che il suo piano sta per fallire, pure a causa di quella bimba (ormai divenuta una donna), che a differenza delle figlie, è bella e intelligente. Se il piano sfumerà, non sarà grazie al principe azzurro (che peraltro subisce le volontà paterne), ma grazie a quelli che considero gli altri due grandi temi di “Cenerentola”, la caparbia, la tenacia; e l’amicizia. Se Cenerentola è “ancora lì”, è perché è una donna tenace, che non si è mai arresa e non ha mai gettato la spugna di fronte a niente. Ed è circondata da amici: tutti quei piccoli amichetti che per una vita ha aiutato e amato, e ora aiutano lei.
In “Biancaneve”, invece, abbiamo una donna anch’essa perfida e priva di scrupoli, che ha sbattuto la figliastra a pulire la casa; ma secondo me qui c’è ancora di più: c’è una donna megalomane, innamorata di se stessa in maniera patologica, folle! Un amore per sé talmente folle che, come sappiamo, nel momento in cui scoprirà che qualcuno è più bello di lei, arriverà a a farlo “eliminare”.
L’ultima volta in cui ho guardato “Biancaneve”, ho osservato attentamente il comportamento della Regina: le sue parole, il suo sguardo, i suoi occhi… E quello che mi ha colpito soprattutto è stata la parte finale: “E ora la più bella sono io!”. Ma come fai a dire che la più bella sei tu?… Sei diventata una vecchiaccia, orribile!! E pensi di essere la più bella solo perché Biancaneve è morta?
E sei arrivata al punto di uccidere una povera creatura innocente per sentirti tu la più bella?
E tra l’altro, dove l’ha portata alla fine tutto questo narcisismo e odio patologico? Nel fondo di un burrone…
Disney, all’inizio del ‘900, ha fatto un ritratto dell’essere umano che ritroviamo tutt’ora perfettamente presente nella società: narcisismo, gente presa da se stessa, tutto basato solo sull’immagine; l’invidia, la rivalità degli uni sugli altri. E fin dove è capace di arrivare la gente per eliminare l’avversario?
NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0