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Armarsi per rimanere… piccoli.

Armarsi per rimanere… piccoli.
(di Biagio Mannino)

Una visione decisamente ottimistica, quella di Donald Tusk, il Presidente del Consiglio della Polonia.
Dice Tusk, nel suo discorso al Parlamento Europeo: “L’Europa è stata, è e sarà sempre grande”.
Forse Tusk non si è accorto di quanto l’Europa, oggi più che mai, si trovi in una situazione di debolezza e di assoggettamento alle politiche di Washington, indifferentemente quali esse siano.
La guerra in Ucraina ha devastato la capacità produttiva ed ha spazzato via la già precaria credibilità della politica europea che, senza alcuna sorpresa, si è ritrovata nuovamente incapace di portare decisioni in nome, semplicemente, degli interessi del popolo europeo.
La guerra, voluta e mai contrastata, mai un tentativo di impedirla e mai un approccio di dialogo per limitarla: l’Ucraina è stata usata come terreno di scontro per una triangolazione tra gli interessi russi, statunitensi ed, apparentemente, europei.
Solo qualche ingrediente della pozione magica che ha travolto il veramente vecchio continente: aumento del costo delle risorse energetiche, perdita della competitività a livello globale, ricerca forzata di alternative che guardano solo nella direzione degli USA, mentre, gli altri, si strutturano sempre più autonomamente. E adesso il colpo di grazia: Trump determinato più che mai ad imporre dazi mettendo in crisi ancora di più il sistema commerciale europeo.
Ma Tusk, nonostante tutto, vede la grandezza europea e, per mantenerla tale e garantirne la sopravvivenza, punta verso un’unica soluzione: “l’Europa deve sopravvivere, deve essere armata”.
Non solo, l’aumento della spesa militare deve essere visto e vissuto come un vero e proprio obbligo. E per affrontarlo, questo obbligo, potrebbe essere necessario ricorrere alla via molto incerta del debito pubblico europeo. Come a dire, cittadini europei, preparatevi a spendere per coprire altri debiti.
La “grandezza” europea, vista da Tusk, precipita nel momento in cui, questi accorati appelli a spendere di più, arrivano dopo le dichiarazioni di Trump, in riferimento ai costi che gli Stati europei dovrebbero (e dovranno) sostenere per garantire la propria difesa.
L’ipotesi, al momento, è di una spesa del 5% del PIL, da portarsi nella direzione degli armamenti. Una cifra enorme che, sicuramente, entusiasmerà i produttori di armi un po’ ovunque nel mondo.
Ma, la sopravvivenza della illusoria e nostalgica grandezza dell’Europa, deve passare anche dalla presa di coscienza, che impone… l’onorevole autodeterminazione nella gestione della difesa e nella contrapposizione dura alle guerre, volute, prodotte e portate, semplicemente… dagli altri.

USA 2024: Elon Musk è sempre più protagonista.

USA 2024: Elon Musk è sempre più protagonista.

Elon Musk è sempre più protagonista nel contesto delle elezioni presidenziali statunitensi.

L’appoggio a Trump si concretizza anche nel finanziare la stessa campagna elettorale con 75 milioni di dollari.

Da parte di Musk tutto ciò rappresenta un vero e proprio investimento che punta alla rielezione di Donald Trump ed alla conferma del mantenimento di un ruolo primario e decisionale per Musk stesso.

I toni sono sempre più accesi in vista del 5 novembre, il giorno del voto, il giorno della verità.

Musk porta al centro del dibattito il pericolo che la democrazia USA potrebbe affrontare nel caso in cui Kamala Harris vincesse divenendo Presidente.

Così dicono i democratici nel caso in cui a prevalere fosse Donald Trump.

Molta confusione e solo accuse reciproche che mostrano la realtà di una campagna elettorale vuota di contenuti effettivi, vuota di programmi e vuota di assunzione di responsabilità per quanto portato in passato da entrambi i candidati.

Da qui la necessità di far fronte alla sfida con tutti i mezzi e, in particolare, finanziare la corsa dispendiosa e costosa degli ultimi giorni volta a convincere gli indecisi più che a renderli informati e consapevoli.

Robert Kennedy decide di appoggiare Donald Trump.

Mentre a Chicago Kamala Harris viene “incoronata” ufficialmente candidata alle elezioni presidenziali, mentre il Partito Democratico porta sul palco della Convention tutti i protagonisti della recente storia dei Democratici, mentre si esalta tutto ciò che può essere esaltato e tutto ciò che non va viene rimosso e dimenticato, Robert Kennedy Jr. decide di appoggiare Donald Trump.
Robert Kennedy, protagonista contemporaneo di quello che rimane della famiglia politica per eccellenza nel contesto USA, critico tra i critici nei confronti di Joe Biden per quanto espresso in periodo pandemico, aveva deciso di intraprendere la sua corsa alla Casa Bianca in modo autonomo ed indipendente.
Ma il sistema elettorale statunitense non aiuta chi non è all’interno di uno dei due grandi partiti che tutto controllano e tutto gestiscono e, di conseguenza, viste le enormi difficoltà e gli sforzi inefficaci, la decisione di Kennedy è arrivata non inaspettata: il passo indietro, ovvero ritirarsi.
Un ritiro, però, con un ulteriore duro colpo alla sostituta di Biden appoggiando proprio il suo avversario, Donald Trump, il Repubblicano.
Da parte di Donald Trump il riconoscimento entusiastico nei confronti di Kennedy non è mancato e, adesso, la campagna elettorale, assume toni di intensità crescente.