VIDEO: Pierluigi Sabatti e l’Italia, la UE, il Mondo nell’epoca del Corona Virus.
VideoVento n.5:
Oggi a VideoVento: Pierluigi Sabatti, Presidente del Circolo della Stampa di Trieste, esprime la sua opinione sull’Italia, sull’Unione Europea e sul Mondo nell’epoca del Corona Virus.
Continua l’esperienza “Io resto a casa”. Da lunedì 9 marzo, quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte comunicava le prime dure restrizioni, gli italiani si trovano a condurre una vita molto limitata.
La necessità di far uso di queste difficili misure si unisce anche all’urgenza di applicarle per ottenere, nel minor tempo possibile, degli oggettivi risultati di miglioramento della situazione.
In gioco c’è tutto: da quel fondamentale diritto alla salute, così profondamente voluto dai Padri Costituenti nel 1946, alla tenuta dell’intero Sistema Italia, in tutti i suoi elementi, produttivi, economici, finanziari, sociali.
Una sfida enorme che vede, al momento, il popolo italiano trovare un’unione nella direzione espressa da un Governo che, solo poche settimane fa, si trovava ad affrontare altri problemi, sì importanti, ma non gravi come quello rappresentato dall’epidemia di Corona Virus.
Nessuno immaginava di provare quanto in questo momento 60 milioni di italiani vivono.
Restare a casa, confinati ed isolati, dove le abitudini sono state completamente travolte, dove il contatto umano appare quanto mai lontano.
E tutto questo per un tempo che, al momento, sembra non essere quantificabile.
Rinunciare al fine di non dover rinunciare ancora di più.
Gli italiani stanno dimostrando un grande carattere, un senso di disciplina sempre messo in discussione ma che, in questo caso, diviene addirittura esemplare per chi si troverà ad attraversare a breve la stessa situazione.
Non mancano le iniziative legate anche alla buona fantasia che porta a sdrammatizzare ed a cogliere il meglio, per quanto possibile.
Mentre le strade sono vuote come mai lo sono state, mentre tutte le attività di svago, di ritrovo, di socializzazione, sono chiuse, mentre gli autobus viaggiano vuoti, dalle finestre delle case, qualcuno si improvvisa cantante, qualcun altro musicista e il tempo passa in una gelida, ma fortemente voluta, allegria.
“Andrà tutto bene” è la frase che gira adesso nei social, in WhatsApp, in Facebook, in Twitter e ovunque, a ribadire la ferma intenzione di un popolo intero ad essere collaborativo per raggiungere il risultato.
Nella difficoltà si vedono le doti migliori e le intenzioni si uniscono alle capacità di tutti, piccole e grandi che siano.
Insomma l’immagine è proprio quella di un popolo serio e determinato che ha messo da parte i litigi e che, in questo momento, segue le indicazioni di chi governa.
Lo dicono i sondaggi dove, attualmente, due italiani su tre, sono favorevoli all’operato del Governo.
Non si può dire altrettanto per l’Unione Europea che, nuovamente, sembra perdere l’occasione per dare un senso di appartenenza e di popolo proprio ai suoi cittadini.
Gli Stati membri cercano di affrontare la drammatica situazione a modo proprio, in contatto, scambiandosi informazioni ed esperienze ma, quella struttura unica, la UE, sembra essere smarrita e disorientata, incapace, nuovamente a reagire alle concrete emergenze , mettendo sempre più in evidenza le mancanze della sua realtà, mettendo in discussione le proprie ambizioni di aspirante Stato.
Un vero peccato perché, mentre l’Italia si ritrova, l’Europa si perde.
NOTA: l’immagine “bandiere” in questo post è tratta do google immagini.
avvisi nei boschi del Carso triestino – foto di Biagio Mannino.
(di Biagio Mannino)
Non c’è tregua. No, non c’è tregua per il cittadino europeo nel mare in tempesta delle vicende targate UE.
In questo caso, la politica italiana è andata ormai in tilt. E quella europea… anche.
La sola ipotesi di ricostituire il confine o, come si dice da giorni, di costruire barriere o cose simili sul confine italo – sloveno, finalizzate alla limitazione dei passaggi dei migranti, è l’espressione della totale incapacità da parte del Governo italiano di affrontare i problemi.
Quando si parla di “confine italo – sloveno, ci si riferisce in modo particolare ha due aree ben specifiche che si chiamano Trieste e Gorizia.
Due città che sono vissute chiuse dai confini, isolate ed impoverite dalle insensate scelte di politiche degne solo di essere giudicate profondamente dalla storia.
Sessanta anni e più di isolamento che solo chi ha vissuto quei momenti, in questi territori, può comprendere.
Popoli divisi ed allontanati, messi gli uni contro gli altri, generazioni pronte allo scontro in una sorta di deserto dei tartari là dove prima regnava la normalità. Una normalità interrotta, forzatamente da quello che la politica di allora riteneva opportuno, incapace anche allora di risolvere i veri problemi.
Generazioni, sì, generazioni perse che il tempo ha visto passare nell’attesa che qualcosa cambiasse.
E quel qualcosa è arrivato e si chiama Unione Europea. Unione Europea, alla quale proprio qui, a Trieste, si deve tanto, visto anche quanto la città, grazie alle aperture proprio di quei confini, in tutta quell’Europa centro – orientale, sta vivendo.
Prima Austria Ungheria e poi la Grande Guerra e poi la caoticità totale europea.
L’Unione Europea, tanto disprezzata, ha reso possibile, letteralmente, di vivere il territorio europeo, per tutti coloro che ne hanno compreso il valore, per tutti coloro che ne hanno compresa l’importanza.
Eppure no. Popoli e Governi, visioni differenti, posizioni contrastanti e là dove l’interesse prevale implica la non comprensione che l’Unione Europea deve avere una politica comune e veramente comune.
Grandi sfide all’orizzonte, grandi opportunità a portata di mano e di fronte alla vicenda dei migranti, tutto implode.
La soluzione diviene allora la più semplice: chiudere. Anzi, chiudersi, isolarsi, tornare immediatamente piccoli e non saper cogliere le occasioni.
Ma quanto fanno paura questi migranti?
Quanto fanno paura questi migranti da portare a pensare di ricostituire i confini chiusi?
Quanto fanno paura questi migranti all’Italia, in calo demografico, con una bassissima natalità, con la popolazione più anziana del mondo? Quanta paura fanno questi migranti all’Europa che, come l’Italia, invecchia sempre di più?
Occorre cercare quelle soluzioni di impatto, che colpiscano l’opinione pubblica, che diano la sensazione di un risultato immediato, ma che, in realtà servono solo a distanziare più in là quello che non si è capaci di fare.
Impreparazione o incapacità, non ha importanza perché, alla fine, tutto è immobile.
E allora, invece di programmare, di avere una visione di insieme, di lavorare per l’Europa e gli europei, si assiste allo spettacolo triste di una nave che forza tutti i blocchi incurante delle normative, si assiste a litigi tra politici, si assiste all’edificazione di barriere e si pensa di costruirne altre, si accoglie ma non si integra, rischiando anche di creare problemi sociali in un prossimo momento, si assiste ad una UE incapace di essere punto effettivo di riferimento per tutti gli europei.
Si assiste a tutto questo mentre Putin dice che la politica del futuro si chiama Trump, Orban e Salvini.
E la politica si mostra con i politici, arrabbiati, che dicono tutto quello che, alla fine, già sanno tutti.
Si pensa all’oggi ma si rimanda il domani, quando prima o poi, i problemi si faranno sentire. Dopo aver sperimentato muri di tutti i tipi, nella speranza di risolvere semplicemente… tutto, quali provvedimenti prenderanno i politici del futuro?