(di Biagio Mannino)
Era gremita quel giorno, fino all’incredibile, quella piazza che, pochi anni prima, si chiamava piazza Grande.
L’attuale piazza Unità d’Italia venne addirittura modificata nel suo assetto estetico divenendo nera per l’asfalto al fine esclusivo di accogliere lui, il Duce, Benito Mussolini che, con tutti i più noti gerarchi del fascismo, decise che proprio a Trieste dovessero essere presentate quelle leggi. Sì, quelle leggi che avrebbero dato il via all’essenza razzista del regime.
200 mila persone tra la piazza e le vie limitrofe, sulle rive, ovunque per Mussolini che, dal balcone del Comune, tenne il suo discorso, quel discorso.
Non una scelta a caso: doveva essere Trieste il luogo con la “L” maiuscola ideale per la proclamazione di quelle leggi destinate a macchiare la storia e, di conseguenza, Trieste.
“L’italianissima” città era nella sua natura multi etnica, multi religiosa e multi culturale e, proprio da qui, doveva nascere quel percorso di purificazione della razza italica.
La Trieste di tutti i popoli europei diveniva lo scenario adatto dell’Europa degli anni ‘30, quella di Hittler e, appunto, Mussolini.
Inizia un percorso che proprio da quel 18 settembre, dava il via ad un impressionante declino fino alla violenza estrema della guerra e di tutte le terribili persecuzioni.
Anche il Re diviene protagonista del disastro, protagonista anche lui, Vittorio Emanuele III che nulla fece, pur potendolo, per impedirne il grave passo e firmando le stesse leggi poneva fine alla dinastia dei Savoia.
18 settembre 1938 – 18 settembre 2018. sono passati 80 anni dalla proclamazione delle leggi razziali. Un percorso tra luglio e novembre di quell’anno che, poi, si tradusse in una serie di decreti convertiti in leggi in cui gli ebrei venivano esclusi dalla vita attiva dell’Italia: dai loro incarichi e lavori negli enti pubblici, ma anche in tutti quegli enti privati di rilevanza economica e finanziaria come banche ed assicurazioni. Venivano privati di beni immobili e patrimoni mobiliari oltre ad essere colpiti anche nella vita affettiva, personale e privata, con il divieto di matrimonio con cittadini / e italiani.
Inevitabilmente molti dovettero lasciare l’Italia e la dicitura “di razza ebraica” appariva in appositi elenchi.
A 80 anni di distanza, quanto accadde quel giorno, si rivela fondamentale nel ricordarlo non solo perché doveroso, ma anche perché esperienze di quel tipo devono, o dovrebbero servire ad esempio poiché la storia non si ripeta e così gli errori dei suoi protagonisti.
Eppure parole come queste, scritte, appaiono scontate ma, in un modo o nell’altro, la storia si rivela come essere una maestra di vita molto poco ascoltata.
Non mancano oggi le polemiche ed appaiono quanto mai inopportune di fronte alle giuste attenzioni portate nel ricordo di quell’evento. L’atto del ricordare, che non ha e non deve avere colori politici, deve essere accettato da tutti per ciò che quel giorno fu, poiché ha rappresentato un crimine verso l’umanità tutta.
I CONTENUTI DELLA LEGGE:
il divieto di matrimonio tra ebrei ed italiani
divieto per gli ebrei di avere dipendenti di razza ariana
divieto di accesso a qualsiasi attività lavorativa presso enti pubblici o privati ad interesse pubblico come banche ed assicurazioni
divieto di trasferimento nel territorio italiano per ebrei stranieri
divieto di esercitare il ruolo di tutore di minori
per quegli ebrei che avevano acquisito la cittadinanza italiana dopo il 1919 questa veniva a decadere
alle scuole pubbliche era fatto divieto di utilizzare testi di studio ai quali avesse partecipato alla stesura un ebreo
divieto di essere proprietari di terreni o di fabbricati superiori a determinati parametri
il divieto di svolgere il servizio militare
divieto di essere titolari di aziende dichiarate di interesse per la difesa nazionale
tutte le professioni intellettuali e, in particolare, quelle di notaio e giornalista, erano interdette agli ebrei
i ragazzi di origine ebraica erano interdetti dal frequentare la scuola pubblica
Obbligo di annotazione dello stato di razza ebraica nei registri dello stato civile valido per tutti gli ebrei.
UNA NOTA DI MUSICA IN UN PERIODO OSCURO: YOUKALI .
L’Europa degli anni ‘30 è alla ricerca di un rifugio dal buio che la caratterizza.
Nel 1934n Adolf Hitler assume il potere assoluto in Germania e nel 1935 vengono approvate le leggi razziali tedesche.
Nel 1934 la notte dei lunghi coltelli e nel 1939 la Notte dei Cristalli…
Un luogo ideale dove rifugiarsi è Youkali, il posto dove scappare da tutto quello che accade.
Youkali: testo scritto dal francese Roger Fernay nel 1935 su musica di Kurt Weill ma modificata poiché Kurt Weill la scrisse per l’adattamento teatrale del romanzo “Marie Galante” del 1931 di Jaques Deval.
Era un tango che con quell’adattamento a Youkali, assunse subito un valore ed un significato profondo. La ricerca di un mondo diverso “L’isola che non c’è” la terra desiderata e diversa dalla realtà.
ascolta Youkali interpretata da Shara Worden:
NOTA: il video in questo post è stato tratto da www. YouTube. it-