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“Addio piccolo Paolo…”

Si riporta la lettera come ricevuta.

“Addio piccolo Paolo…”
(de Il Grillo Scrivente)

Paolo Mendico, un ragazzino di quattordici anni, si è ucciso la sera prima di andare a scuola. Penso ormai lo sappiano tutti. Il Ministro Valditara ha inviato ispettori all’istituto superiore Fondi per far luce sulla vicenda; per una “conferma”, se possiamo chiamarla così, che il suicidio del ragazzo sia stato provocato da tutte le vessazioni che Paolo subiva da un anno. Infatti la Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. I genitori hanno dichiarato che gli spezzavano le matite, gli scarabocchiavano i quaderni, facevano disegni osceni, accompagnati dal suo nome, nei bagni. Lo prendevano in giro per i suoi modi gentili di fare, per la sua capigliatura bionda, e per questo lo chiamavano “Paola”…

Davanti a tutto questo, caro Blogger, non ci sono assolutamente parole. C’è solo la tragedia di un ragazzo che aveva tutta la vita davanti, e che ha sofferto l’inferno per un anno. E la crudeltà! La crudeltà di una società sempre più spietata; dove i più arroganti infieriscono sempre più sui più deboli.
Purtroppo queste cose non sono “nuove di adesso”; il bullismo è sempre esistito. Ma, prima di tutto, mi permetto di dire, non a questi livelli. Secondo luogo, in molte famiglie, quando un genitore veniva a sapere che suo figlio aveva fatto cose del genere, ….diciamo che gli faceva passare la voglia di rifarle…. Ora? Ai microfoni del giornalista Marco Agostino, di La 7, i genitori hanno dichiarato che “non c’era nessuno al funerale, neanche i genitori”. C’era solo un grande amico di Paolo.

Questa lettera la concludo con tre sole, uniche, possibili parole: addio piccolo Paolo….

NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

“Non c’è più rispetto per molte cose…”

Si riporta la lettera come ricevuta.

“Non c’è più rispetto per molte cose…”

(de Il Grillo Scrivente)

C’erano una volta i tempi in cui le cose avvenivano nei momenti giusti; o meglio, con i tempi giusti.
No, caro Blogger, non ho inventato nessuna favola. Le dirò di più, magari lo fosse! Vorrebbe dire che è finzione; e invece è tutto reale. L’8 settembre scorso rientro a casa e vedo delle luci “scorrere” lungo un poggiolo: non capisco…guardo meglio: è stato messo un decoro natalizio. Il poggiolo sotto altrettanto (chi lo sa, si saranno ispirati tra vicini di casa..).
Dunque, va bene che non è proprio un settembre caldissimo… Anzi, le piogge che stan cadendo in alcune parti d’Italia in questi giorni, e, in certe città, l’abbassarsi delle temperature, ci hanno fatto capire che l’estate è giunta al termine. Ma da qua a pensare al Natale……
Sa, caro Blogger, questo mi ha richiamato alla mente quando, diversi anni fa, in un ottobre peraltro abbastanza caldo, in una città avevano già messo le decorazioni natalizie lungo le vie, e l’albero di Natale nella piazza principale.

Seconda sorpresa, giovedì 11 settembre scorso: trovo in un negozio dei pupazzi a forma di ragno e costumi particolari; mi chiedo “Ohibò, che saran mai queste cose?…”. Gliela faccio breve, caro Blogger: sono arrivati i prodotti per Halloween. Il quale si festeggia il 31 ottobre!
Per non parlare del fatto che ormai da anni si trovano in vendita costumi da bagno in febbraio e in agosto pellicce, piumini, stivali e maglioni di lana.

Ultima (ma questa non la posso definire una sorpresa, bensì una costante conferma di quello che ogni anno da tempo succede), l’altro ieri ho trovato in vendita in un supermercato il pandorino di una nota marca.

Caro Blogger, ma che cos’è tutto questo consumismo? Questo speculare? Non c’è più il senso dell’attesa (che proverbialmente renderebbe più intenso il desiderio), dell’atmosfera,…. Del momento giusto! Mi sa che arriverà il punto in cui in dicembre troveremo in vendita uova pasquali e in giugno l’albero di Natale. La Pasqua è diventata “fare un bel pranzo”, e (tempo meteorologico permettendo) un pic-nic o una gita il giorno dopo. Il Natale, invece, è diventato un periodo di quasi nevrosi e isteria, scandito da corse trefolate nei negozi a cercare i regali.

La verità, caro Blogger, è che non c’è più rispetto per le festività, per la sacralità delle cose,….
Non c’è più rispetto per molte cose…

NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

“Non comunichiamo più con gli esseri umani?”  

Si riporta la lettera come ricevuta.

“Non comunichiamo più con gli esseri umani?”  

(de Il Grillo Scrivente)

L’ 11 aprile scorso, Adam Raine, un ragazzo della California di sedici anni, si è suicidato con l’aiuto della ChatGpt. Davanti ad una tragedia del genere, caro Blogger, non c’è nemmeno bisogno di parole. Questa ChatGpt è un programma dell’intelligenza artificiale, con la quale il ragazzo comunicava da mesi. Ho volutamente omesso le virgolette al verbo “comunicava” perché purtroppo è proprio così, Adam comunicava con questa chat. Purtroppo aveva diversi problemi: i media riportano che, per motivi di salute, era da tempo costretto a seguire le lezioni scolastiche on-line; e a causa del suo comportamento, era stato espulso dalla squadra di Basket. Così da mesi aveva finito per isolarsi dai suoi amici, compagni,… Diciamo, in breve, (e anche questo non lo metterò tra virgolette) da chiunque fosse un essere umano (a parte la famiglia, ovviamente). La sua compagnia era divenuta questa chat, con la quale dialogava, la quale gli rispondeva. La quale gli ha insegnato il modo di impiccarsi, e lui, purtroppo, l’ha messo in pratica.

I genitori hanno fatto causa all’azienda, la Open Ai. E, come riporta Walter Veltroni in un articolo del 28 agosto scorso sul sito http://www.corriere.it, l’avrebbero fatto soprattutto perché, mentre Adam voleva lasciare il cappio, con cui intendeva suicidarsi, nella sua stanza, in modo che qualcuno lo trovasse e cercasse di fermarlo, la chat gli ha risposto di non lasciarlo lì, ma di far di quello spazio (cioè l’armadio, dove il padre ha trovato il corpo di Adam) il primo posto in cui qualcuno l’avrebbe visto davvero.

Ora, quello che diversi, tra esperti e giornalisti, stanno dicendo è che il problema non è la, ormai (secondo me purtroppo) famosa, “intelligenza artificiale”, ma il modo in cui l’azienda ha costruito questa chat.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, caro Blogger, penso Lei abbia abbondantemente capito che non amo molto la tecnologia…; però possiamo renderci conto l’essere umano è sempre più solo? Ci rendiamo conto che abbiamo “fatto amicizia con Alexa”, chiediamo aiuto a “Tobi”, l’assistente digitale della Vodafone; e adesso facciamo amicizia con la ChatGpt, ma non comunichiamo più con gli esseri umani? Ci stiamo trasformando in macchine, caro Blogger! Qualcuno potrà dirmi che non deve esser per forza una cosa negativa… ll negativo è che, perdendo i contatti umani, stiamo sprofondando nella solitudine! O forse ci stiamo sprofondando perché stiamo male… Adam voleva lasciare il cappio fuori… Voleva che qualcuno se ne accorgesse, che si capisse che stava male, che cercassero di fermarlo. Se voleva essere fermato, penso che alla fine, non volesse veramente suicidarsi, ma che gli altri si accorgessero di lui! E questo malessere, questi problemi, non li si risolve con la ChatGpt!

NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0