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Solo una piccola riflessione: Europa, dove vai?

(di Biagio Mannino)

 

Sono ormai lontani nel tempo, quei giorni in cui il mondo intero guardava quanto accadeva a Berlino.
Era il 9 novembre del 1989 e quel muro, simbolo e materia, elemento di divisione dei popoli, franava sotto i colpi dei picconi della gente delle due Germanie e sotto quelli di una politica che, almeno in quel momento sembrava aver intrapreso  un passo unico nella storia europea:  l’unione degli Stati e dei popoli.
Sembrano lontani nello spazio, quei giorni in cui il mondo intero ammirava incredulo l’abbattimento di tutti quei confini, cause ed effetti della tormentata storia europea, cause ed effetti di contrapposizioni tra le genti spostate da esodi voluti da tristi scelte di politiche insensate.
Sì, lontani nel tempo e nello spazio, guardando ad oggi.
I confini risorgono e di nuovo il popolo europeo torna ad essere un’entità plurale dove i popoli trovano nuovamente quel gusto masochistico di contrapposizione.
La politica guarda agli interessi particolari e quella grande visione d’insieme inizia un rapido percorso destinato ad un inesorabile collasso.
Ma come immaginare un’Europa vecchio stile in un mondo contemporaneo globalizzato e moderno?
Lontani nel tempo e nello spazio sono quei politici che non capiscono la gravità del percorso di disgregazione intrapreso in  un contesto dove le generazioni che non vissero la caduta del muro non comprendono e non sanno cosa significhi essere divisi.
Dov’è la politica comune? La solidarietà? Dov’è la visione di un pieno ed armonico sviluppo? Dov’è l’integrazione? Dov’è il Parlamento dei popoli europei?
Gli interessi degli Stati divengono strumento di distruzione di quello che, a questo punto, era veramente un sogno, il sogno europeo.
Ma l’esperienza non basta? Non ricordiamo più la storia? Forse non l’abbiamo studiata?
Non ricordiamo che 100 anni fa l’Europa si autodistrusse?
Forse, di fronte a ciò a cui assistiamo oggi, il modo migliore per ricordare gli europei di allora è non fare le scelte che fecero loro.

 

Nota: l’immagine in questo post è stata tratta da www. wikipedia. it.

Parlare di poesia oggi

(di Anna Piccioni)

Sulla domanda “perché si scrive poesia?” pensiamo a Leopardi, la sua poesia è il prodotto di una tecnica di riflessione che guarda all’aspetto sociale che significa essenziale. La poesia non è sentimento, ma esperienza di vita. Un poeta ha detto ” I versi sono esperienza di vita quotidiana, di ricaduta e di risalita…del fare poesia non bisogna vergognarsi, non bisogna distaccarsi dal combattere.”

Vivere con passione, ascoltare il proprio cuore, cervello, e stomaco, è vivere con poesia.

E per citare ancora Leopardi dallo Zibaldone “7 agosto 1821 “Fra tutte le letture, quella che meno lascia l’animo desideroso del piacere, è la lettura della vera poesia. La quale destando emozioni vivissime, e riempiendo l’animo di idee vaghe e indefinite e vastissime e sublimissime e mal chiare ec. lo riempie quanto più si possa a questo mondo”

E ancora Saffo “Io dico che qualcuno di me si ricorderà…”

Molti scrivono poesia, ma pochi leggono poesia e a guardarsi intorno ben poco di poetico riscontriamo nella vita sociale e politica. Qualcuno ha detto “Chi considera la poesia un modo di passare il tempo commete un crimine…”Di fronte ai problemi tragici di oggi, la cui responsabilità è solo dell’uomo, la “poesia deve dare il senso di quello che sta succedendo”, bisogna che i poeti diventino i nuovi miti, in quanto la poesia non è solo sentimento, ma esperienza di vita.i nuovi punti di riferimento di una società che non sa più ritrovarsi nei valori profondi del vivere civile.

Per questo si deve ritornare al concetto di impegno, difendendo una posizione artisticamente diversa da quella del ‘900, oppure accettare “la sconfitta dell’uomo”. I poeti in quanto uomini e donne devono prendersi la loro responsabilità e favorire l’integrazione con la società. La poesia è un linguaggio della conoscenza, anzi il linguaggio storico dell’uomo. e con David Maria Turoldo ricordiamo che il poeta è un “barometro del suo tempo”.

Se i poeti si fanno prendere dal loro “narcisismo”(fare poesia alta, parlare di sé) allora ha ragione Witold Gombrowicz, che in una conferenza a Buenos Aires nel 1947, “Contro i poeti”, denuncia la “poesia pura”, che ha la pretesa di essere forma d’arte a sé, forma che maschera e mistifica l’Esistenza. “I poeti, secondo Gombrowicz, creano per i poeti, il linguaggio si è fatto rituale trasformando le parole e le metafore in suoni vuoti”. La poesia invece si trova anche nelle opere letterarie o in “un semplice tramonto del sole”.

Ancora va ricordato che Umberto Saba contro la “poesia…a capo” e del non senso disse che compito dei poeti è fare la poesia vera; onesta”.

Lucio Villari in un suo saggio “Viaggi indifferenti” (Bompiani 1987) racconta del suo viaggio in Egitto. Di fronte alle meraviglie architettoniche dei monumenti, in un’atmosfera “drogata e inebriante”, il Villari avverte con inquietudine “l’incomunicabilità” con l’Egitto dei Faraoni. Una ragione fondamentale è che “l’Egitto rispetto al mondo classico non ha né testi filosofici, né una letteratura, né una qualunque forma di drammaturgia: non ci ha lasciato, soprattutto, la Poesia…La Poesia non deve “raccontare” la storia degli uomini, ma deve essere sentita, anche dopo migliaia di anni, come un’anima segreta di questa storia”; per questo l’Egitto è un continente della storia e della memoria, affascinante, ma non nostro. Gli Egiziani invece di privilegiare la Parola, hanno scelto il Suono, muto, ma amplificato dei monumenti giganteschi: “l’Egitto ha il fascino muto e casto della vecchiaia”.

Anna Piccioni

Le poesie di Anna Piccioni.

MAREMMA

L’importanza dei luoghi

Ascoltare lo spirito

Il senso della vita

I pensieri si rincorrono nella mente

Un cuore pieno trabocca di linfa vitale

Il tempo rimane sospeso

La natura intorno riprende il suo ciclo

Uguale a se stessa

Il viso segnato dal tempo

Un cuore spezzato dalla vita

Un posto per sognare

Se c’è ancora un luogo per sognare.

Qui!

Lasciarsi abbracciare dai colori dai profumi

L’energia vitale scorre nelle vene, pulsa, sussulta

Il vento scompiglia i capelli

Le pagine di un libro mai scritto si sfogliano nella mente

Le parole rincorrono oggetti, persone

Vorrebbero agguantare immagini ed emozioni

Fermare il tempo è un’impresa titanica

ESTATE

Il frinire delle cicale

In questo caldo pomeriggio afoso

Di fine luglio

Perché hanno smesso di frinire…

Io non ho detto nulla

Forse il vento che viene dal mare

Disturba il loro canto

Nel cielo azzurro pennellate di nuvole

Meriggiare pallido nella calura estiva

Assorta nella contemplazione che mi circonda

Lascio i pensieri vagare

Fantastici personaggi prendono forma

Le fate volteggiano nell’aria

All’ombra degli antichi olivi

Momenti vissuti, intensi

Non vanno sprecati

Nell’insofferenza per la vita

Ogni attimo deve essere assorbito

Digerito, sedimentato

Nella fugacità del tempo

SREBRENICA

…e la natura attonita

sta a guardare

incredula…

Le stagioni si rincorrono nella loro

bellezza

Gli alberi nascondono e proteggono

le loro creature;

i profumi del sottobosco

si mescolano al dolciastro

odore del sangue

Nota: l’immagine in questo post è stata realizzata da Biagio Mannino.