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I dimenticati

(di Bruno Pizzamei)

I dimenticati: i militari triestini nelle armate imperial regie.

Il 24 maggio 1915, quando iniziarono le ostilità tra l’Italia e gli Imperi Centrali, Trieste era già in guerra da dieci mesi. L’Austria Ungheria era entrata in guerra contro la Serbia, e successivamente contro gli Stati dell’Intesa nel luglio del 1914.Immagine0 Trieste, città immediata dell’Impero, la Contea Principesca di Gorizia e Gradisca e il Margraviato d’Istria costituivano il Litorale (Küstenland), come Provincia amministrativa austriaca.

La stragrande maggioranza dei triestini atti alle armi, quali sudditi austriaci, furono quindi arruolati nell’esercito o nella marina imperial regia (circa 32.500 triestini tra i complessivi 50.000 italiani reclutati nel Litorale).

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I marinai furono imbarcati sulle navi della flotta o destinati ai servizi quali ad esempio quelli presso il K.u.K. Seeflieger Korps , aviazione di marina, nel porto militare di Pola. A parte gli affondamenti delle corazzate Viribus Unitis e Wien, per altro avvenuti in porto, non ci furono grande battaglie navali.

Molti dei soldati furono arruolati nell’ Infanterie Regiment n° 97, Georg Waldstätten , costituto per il 50% da Italiani, per il 30% da Sloveni e per il 20% da Croati provenienti quasi tutti dal Litorale.

Il reggimento partì per il fronte orientale, destinazione Leopoli capoluogo della Galizia, regione attualmente divisa tra Polonia e Ucraina, l’11 agosto 1914.

Immediatamente inviato in combattimento, subì nei sanguinosi scontri con i russi pesanti perdite, pari ad oltre il 50% degli effettivi impiegati.

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Durante la battaglia di Galizia, l’esercito imperial regio subì una serie di gravi sconfitte, e le perdite totali furono pari a 400.000 uomini, quasi la metà delle forze impegnate, tra cui oltre 100.000 prigionieri.

La partecipazione alla guerra dei triestini, avvenuta in seguito ad una mobilitazione di massa, fu molto spesso più rassegnata che convinta, anche se il 97° reggimento, talvolta designato come demoghela (*), in battaglia si comportò dignitosamente ed anche con valore.

Ci fu poi in città una parte molto più convinta, seppur minoritaria, e per certi aspetti elitaria, i volontari irredenti, italiani di cittadinanza austriaca, che esponendosi a rischi gravissimi si arruolarono nell’esercito italiano. I triestini erano circa 1.000 tra i 2.000 circa del Litorale.Immagine4

Cosa rimane come ricordo di quei tantissimi triestini che hanno combattuto nelle forze imperial regie? Non molto, e anche in occasione del centenario dell’inizio della guerra mondiale, se ne è parlato a mio avviso ancora troppo poco.

Ciò è da imputare al fatto che alla fine della guerra, come in tante altre occasioni, la storia venne scritta dal vincitore e quindi a Trieste l’unica memoria possibile è stata, e in parte lo è ancora, quella dei volontari. Si tentò e in parte si riuscì a eliminare le vicende relative a moltissimi triestini che nella guerra avevano combattuto nelle forze imperial regie.

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A fronte dei tanti monumenti e delle numerose intitolazioni di vie e scuole dedicati ai volontari irredenti, per i combattenti a.u. oltre ai cimiteri di guerra nel Carso triestino, goriziano e sloveno, in cui per altro non riposano salme di giuliani, a mia conoscenza esistono: una piccola targa sulle mura del castello di San Giusto, un piccolo monumento a Sistiana e un monumento nel cimitero di Sant’Anna che ricorda, le salme traslate dall’ex cimitero militare, i marinai della corazzata Wien affondata nel golfo di Trieste da Luigi Rizzo il 9.12.1917.

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A riprova di quanto sopra asserito, la prevalenza assoluta di una memoria unica, segnalo il monumento presente nel cimitero di Servola che ricorda le 9 persone morte per gli effetti del bombardamento ad opera dell’aviazione italiana del 20 aprile 1916.

Il monumento costituito da una semplice stele, con i nomi delle vittime civili (tra cui 5 bambini) venne eretto dal Comune di Trieste, senza alcuna indicazione sulle circostanze della morte, sull’epoca, e sugli autori del bombardamento.La stele di Servola è l’unico monumento che ricorda le vittime civili della prima guerra mondiale in provincia di Trieste.

(*) la parola demoghela può significare battiamocela, scappiamo, ma anche diamogliele, picchiamo duro.

Sull’ argomento della rimozione di questi ricordi nel centenario della guerra mondialesi è occupato ampiamente il giornalista e scrittore Paolo Rumiz anche con la pubblicazione del libro Come cavalli che dormono in piedi edito da Feltrinelli.

Si deve poi dar atto all’onorevole Aris Prodani di essere ripetutamente intervenuto alla Camera su questi argomenti presentando un ordine del giorno, accolto come raccomandazione dal Governo, un’interrogazione a risposta scritta al Ministro

della Difesa, al Ministero dei beni Culturali e del Turismo e un intervento in aulaazioni tutte con l’obiettivo di impegnare il governo ad adottare le opportune iniziative per ricordare in modo degno il sacrificio di quei soldati, a lungo dimenticati, caduti combattendo e indossando la divisa, appunto, delle forze armate austro ungariche.

Nel dettaglio con l’interrogazione l’onorevole Prodani chiedeva ai ministri competenti di sapere:

– se intenda reperire e pubblicare lo “Schedario degli italiani delle nuove provincie, già militari nelle forze armate austriache ed austro ungariche, morti in seguito alla guerra” in maniera da agevolare le ricerche e la compilazione dell’elenco di costoro;

– quali provvedimenti intenda adottare, anche di concerto con le Regioni

Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol, per incentivare lo studio e le ricerche dei documenti relativi ai fatti accaduti nei territori divenuti italiani e promuovere la conoscenza anche di questa parte della storia;

– se intenda adoperarsi per promuovere la costituzione di una Commissione mista di storici che abbia l’obiettivo di approfondire il periodo in oggetto e giungere alla proposizione di una storia quanto più possibile obbiettiva e condivisa

Avranno finalmente allora i triestini, gli altri cittadini del Litorale e i cittadini del Trentino che hanno combattuto per l’Austria un degno ricordo ?

Bruno Pizzamei

 

Nota: le immagini in questo post sono state fornite dall’autore dello stesso e con la seguente descrizione:

1 Collage autocostruito
2 ArFF-Collezione Bruno Pizzamei
3 ArFF-Collezione Bruno Pizzamei
4 Franco Cecotti Il tempo dei confini Atlante dell’Adriatico nord-orientale nel contesto europeo e mediterraneo 1748 -2008
5 Franco Cecotti Il tempo dei confini Atlante dell’Adriatico nord-orientale nel contesto europeo e mediterraneo 1748 -2008
6 Google Maps(modificata)
7 Foto dell’autore
8 Foto dell’autore
9 Foto dell’autore

Le Città Metropolitane e Trieste. di Biagio Mannino

le rive di Trieste dal Molo Audace. BM 2015
le rive di Trieste dal Molo Audace. foto BM 2015

La Città Metropolitana e Trieste: un’ipotesi priva di senso o un’occasione da non perdere?

Prima di tutto cerchiamo di capire cosa sia la CM.

L’iter legislativo che ha portato all’istituzione delle CM è stato molto lungo e complesso. Da un lato perché si andava nella direzione di un sostanziale cambiamento e riordino del sistema degli enti locali, dall’altro perché la delicatezza della materia portava a possibili conflittualità tra norme con il rischio di creare degli inevitabili principi di incostituzionalità.

Oggi le CM sono una realtà e, in particolare, sono quelle di Milano, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Regio Calabria. Roma, oltre ad essere anch’essa inclusa nell’elenco delle CM beneficia anche di una apposita regolamentazione denominata “Roma capitale”.

Come si può osservare sono tutte aree appartenenti a Regioni a Statuto ordinario e, di conseguenza, istituite tramite legge nazionale.

Le altre aree di analogo interesse, sono di pertinenza delle Regioni a Statuto speciale e, quindi da esse istituite.

Così se Palermo, Catania e Messina sono pronte al via, Cagliari e Trieste sono ancora in fase di discussione.

Il termine CM non deve però trarre in inganno, immaginando con la denominazione “metropolitana” un elevazione di rango del proprio comune.

In realtà la CM coincide esattamente con il territorio di quelle che erano le vecchie Provincie mantenendo gli stessi Comuni e funzioni (vedi box1) ma attribuendo a diversi organi la gestione del tutto (vedi box 2) con una forte presenza del capoluogo.

Se analizziamo la realtà di Trieste vediamo come questa sia forse l’unica tra queste città ad avere proprio la necessità di essere gestita come CM poiché, chiusa nella periferia da un confine, priva di una reale Provincia e che con una tormentata storia che tutti ben conosciamo, ci fa comprendere come, così come prevede la legge, una progettualità integrata che va da Muggia a Monfalcone permetterebbe a tutta quest’area di proiettarsi in quella vera prospettiva europea di cui tanto si parla ma che poco si fa.

Infatti le funzioni della CM consentono anche di intraprendere percorsi di collaborazione internazionale e, se guardiamo a sud di Trieste, è difficile non considerare che anche Capodistria già oggi con Trieste sino a Ronchi dei Legionari costituisce quella che urbanisticamente viene definita “città diffusa”.

La CM di Trieste in realtà, potremmo dire, esiste già ma ancora il superamento dei confini psicologici ci rende divisi e ci porta a perdere di vista le reali opportunità.

BOX 1

Le funzioni della Città Metropolitana:

– funzioni di pianificazione strategica, di pianificazione territoriale generale, di regolazione dei servizi pubblici, funzioni indirizzate alla mobilità e viabilità, alla promozione dello sviluppo economico e sociale, promozione dei sistemi di informatizzazione nel contesto metropolitano

– funzioni in sostituzione a quelle corrispondenti delle Provincie di appartenenza

– funzioni attribuite alle città metropolitane nell’ambito del processo di riordino delle funzioni delle Province

– funzioni dedicate alle città metropolitane dallo Stato e dalle Regioni in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza

– funzioni dedicate alle relazioni istituzionali in riferimento al proprio livello, incluse quelle con le altre città e le aree metropolitane europee

BOX 2

le rive di Trieste dal Molo Audace. BM 2015
le rive di Trieste dal Molo Audace. foto  BM 2015

Organi della Città Metropolitana:

1 – Il Sindaco Metropolitano: è il Sindaco di quello che era il capoluogo di Provincia. Se previsto dallo Statuto può essere eletto direttamente.

Presiede il Consiglio Metropolitano e la Conferenza Metropolitana.

Nomina un Vicesindaco.

Propone lo schema di bilancio.

2 – Consiglio Metropolitano: E’ eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni della Città Metropolitana.

Il numero dei componenti è proporzionale al numero di abitanti della CM e non può essere superiore a 24.

Può essere eletto direttamente se previsto e la carica dura 5 anni.

Ha poteri di indirizzo e controllo.

Approva i regolamenti, i piani, i programmi e il bilancio.

3 – La Conferenza Metropolitana: vi fanno parte il Sindaco Metropolitano e i sindaci di tutti i comuni della CM.

Approva lo Statuto ed ha il potere consultivo in sede di approvazione di bilancio.

 

Nota: le immagini in questo post sono state realizzate da Biagio Mannino.