(di Biagio Mannino)
Che Donald Trump fosse un personaggio particolare lo si sapeva. Che Donald Trump avesse della politica un’idea personalissima, lo si sapeva. Che Donald Trump, in breve tempo, potesse combinare di tutto, lo si sapeva, Ma che questo potesse dare una spinta all’Europa a riprendere in mano “il proprio destino”, non ci si credeva proprio!
Il principio America First che Trump sta adottando fedele alle sue parole espresse durante la campagna elettorale, sta portando effettivamente gli USA ad una posizione primaria. Così primaria che, alla fine, si troveranno da soli in un mondo che non è più quello che precedeva il 1989.
Un rapido smantellamento di tutto ciò che il suo predecessore, Obama, aveva realizzato portando gli USA ad un livello di gradimento inimmaginabile tenendo conto di cosa Bush aveva lasciato.
Trump sembra essere il protagonista di uno di quei film made in USA dove, tra bandiere e navi da guerra, il bene trionfa sempre sotto l’ombra delle stelle e strisce.
E il bene, ovviamente, è il concetto di società americana e non occidentale.
Infatti, se dovessimo parlare di società occidentale, allora il concetto social democratico europeo dovrebbe inserirsi fortemente, anche in quei film citati.
Ma, come detto, il mondo è cambiato, è globalizzato.
Ideologie e filosofie sociali, stili di vita e simboli lasciano il posto al pragmatismo finanziario ed economico dove è sufficiente parlare di reinserimento ipotetico dei confini per rischiare di mandare in tilt il sistema.
Donald Trump no, non accetta, o forse concepisce, il fatto che l’era USA first sia passata e custodita nei libri di storia, dove la Cina è ormai la realtà contemporanea vera.
L’Europa non ha mai avuto la forza, o l’interesse, di fare da sola, ma dopo il vertice di Taormina, Angela Merkel prende in mano il destino dell’Europa, aiutata però dalla forte opposizione interna che Trump deve affrontare ormai quotidianamente.
La volontà di Trump di uscire dal Trattato di Parigi scompagina le carte ma danneggia solo gli Stati Uniti mentre l’Europa, o meglio la UE, o meglio la Germania, la Francia e l’Italia, dicono NO agli USA: non si ritrattano gli accordi, o dentro o fuori.
E la Cina silenziosa guarda a quell’Europa che, sempre più consapevole di essere potenzialmente forte, sempre più consapevole delle proprie capacità, si muove nuova negli assetti geopolitici, mentre il Regno Unito, stordito ancora da quel referendum che ha sancito la Brexit ed ancora confuso sulla direzione da prendere, si ritrova a guardare con perplessità lo storico alleato americano.
L’elezione di Macron dà il via ad un nuovo percorso di intraprendenza europea e gli USA, più soli che mai, stanno a guardare come il loro nuovo Presidente non sappia prendere la strada giusta, non abbia capito che il mondo globalizzato non significa America First.
Giochi della politica internazionale dove in brevissimo tempo tutte le prospettive precedenti saltano e danno spazio ad altri percorsi destinati però a cambiare alla prima occasione.
Intanto però l’Europa ringrazia Trump.