(di Biagio Mannino)
La politica inglese? Meglio lasciarla perdere!
Decisamente le esperienze elettorali nel mese di giugno si sono rivelate… disastrose per chi, nel Regno Unito, le ha proposte e per chi, sempre nel Regno Unito, le ha subite, ovvero, i cittadini.
Nel mese di giugno del 2016 tutto è andato in tilt quando l’esito del referendum aveva deciso per la Brexit.
Una vittoria, diceva qualcuno, che avrebbe portato il Regno Unito a posizioni di netta forza nel panorama geopolitico internazionale.
Ma dopo un anno quella forza si è rivelata una debolezza che diviene sempre più evidente soprattutto se riferita a quanto è successo, o meglio, non è successo.
Non è successo che i Conservatori vincessero le elezioni anticipate, non è successo che acquisissero quell’ampia maggioranza utile a iniziare le procedure di distacco dall’Unione Europea, non è successo che quell’alleato fondamentale, gli Stati Uniti, divenissero la “spalla” su cui appoggiarsi dopo il distacco dall’altra… spalla.
Gli Stati Uniti, nel corso del 2016 hanno cambiato e il nuovo Presidente, Donald Trump, è impegnato a risolvere problemi interni tali da non consentire una politica così intensa nei confronti degli inglesi.
Al contrario, quel Regno Unito si mostra sempre più debole con un futuro Governo appoggiato necessariamente da una coalizione e con quella componente giovanile sempre più nostalgica dell’UE.
E nel frattempo spinte, se non secessioniste quanto meno fortemente autonomiste, sprigionano prospettive politiche fino a pochi anni fa inimmaginabili.
Mentre il mondo si struttura in grandi entità, la vecchia Inghilterra sembra rappresentare quell’idea di vecchia Europa ma che non coincide più con ciò che è poiché, l’esperienza Brexit, alla fine, a giovato proprio all’Unione Europea.
Se poi pensiamo al fatto che entrambe le consultazioni elettorali sono state volute dalla politica stessa e non venute dall’iniziativa dei cittadini e dai termini temporali previsti, l’opinione sempre più diffusa porta a vedere molta confusione nel quadro politico inglese.
Una confusione che non agevola, una confusione che non aiuta, una confusione che disorienta soprattutto se viene da una realtà che, fino al 2016, a rappresentato un esempio.
E allora?
E’ indubbio che anche questo episodio lascerà i suoi effetti su un contesto politico ma che, se andiamo ben a vedere, evidenzia una situazione della classe politica alquanto problematica.
Un serio momento di riflessione per tutti, una necessità abbandonare la pura comunicazione politica a favore della vera sfida, ovvero affrontare le effettive problematiche, i bisogni e le esigenze del cittadino globale.
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