(di Biagio Mannino)
Era il 23 giugno del 2016 quando i cittadini del Regno Unito decidevano per l’uscita dall’Unione Europea.
Un punto di arrivo e, contemporaneamente, un punto di partenza anche per la stessa Europa.
Molti erano gli interrogativi che in quel momento caratterizzavano le strutture politiche mondiali: interrogativi sulla tenuta della UE, interrogativi sul futuro del Regno Unito.
I movimenti antieuropeisti celebravano con entusiasmo quel risultato auspicando che seguissero analoghi successi prima in Olanda, poi in Austria ed infine in Francia, dove, sotto la guida di una desiderata ipotetica Presidente, Marine Le Pen, l’Unione Europea sarebbe caduta sotto i colpi di una volontà popolare antieuropeista e nuovamente ispirata dai nazionalismi di vecchio stampo.,
Così non fu e, al contrario, iniziò una presa di consapevolezza da parte delle istituzioni comunitarie della necessità di una svolta.
E il segnale giunse proprio da quel popolo al quali gli euro scettici guardavano con grande speranza.
Olanda e Austria andarono nella direzione di movimenti e partiti pro Europa preparando il terreno al vero e proprio trionfo di Macron.
Sì, Macron che in brevissimo tempo è riuscito a fare ciò che a Renzi proprio… non è riuscito: divenire Presidente e, dopo poche settimane, vedere consolidata la sua posizione con una sorprendente vittoria alle elezioni legislative garantendosi molto più della maggioranza assoluta.
Macron e Renzi, due figure che nel corso del 2016 hanno saputo, il primo, realizzare ed, il secondo, perdere tutto.
Esempi di come la politica sia rapidissima nel mutare gli effetti e renda difficile la vita ai politologi impegnati nel tentativo di comprenderne le dinamiche.
Nel mentre, in novembre, Donald Trump vinceva le elezioni negli USA rappresentando per gli inglesi la nuova – vecchia spalla da sostituire a quella europea.
Una spalla necessaria poiché, oggi, nel mondo, da soli, non si va da alcuna parte!
Ma Trump non è poi quel politico così preparato e quell’affidabiilità si dimostra velocemente una speranza vana.
Così la vecchia Inghilterra si accorge di essere ancora più invecchiata quando, di fronte al maldestro tentativo dei conservatori di conquistare ampie maggioranze parlamentari, inciampa in una clamorosa sconfitta che indebolisce non solo il partito Conservatore ma tutta la struttura politica.
La vecchia Europa si scopre giovane poiché tutti quei passi difficili che potevano presentarsi dopo la Brexit, sono stati superati, e un nuovo cammino è stimolato dallo scampato e rischioso pericolo di implosione.
Lo abbiamo ripetuto più volte: la politica internazionale oggi richiede visioni di insieme che, per poter portare vantaggi ai singoli, necessita di avere direzioni condivise che portino vantaggi a tutti.
La concorrenza oggi deve divenire necessariamente collaborazione ed affrontare le sfide dei tempi moderni, da quelle economiche e finanziarie, a quelle climatiche, da quelle demografiche, a quelle alimentari.
Muri e confini, protezionismi e isolamenti, non servono al bene comune.