Telefonate che passione!

(di Biagio Mannino)

Vi è mai capitato di ascoltare, ovviamente, in modo assolutamente casuale, le telefonate di chi vi circonda?
Non c’è che dire: si sente di tutto!
Il bello è che le persone parlano al telefono sentendosi completamente a loro agio, ovunque e… comunque!
Anzi, quasi quasi siete proprio voi gli intrusi che, vi trovate a passare di là, o ad aspettare l’autobus, o a sedervi in treno proprio in quel posto o ad accomodarvi proprio nel tavolo vicino, in un bar.
No, non sta bene che ascoltiate, non è buona educazione e, quindi, andatevene!
La gente parla parla parla incurante di tutto e di tutti e voi, se avete un minimo di attenzione, vi imbarazzate non al contenuto delle chiacchierate disinvolte di perfetti sconosciuti ma alla sola idea di poter sentire quello che si dicono.
E’ meraviglioso vedere da lontano gesticolare animosamente una persona che cammina veloce, assumendo una mimica facciale che dà spazio alla fantasia, all’immaginazione solo guardandola.
E così vedere una signora serenamente seduta nel posto degli invalidi, in un autobus pieno di gente sudaticcia, conversare beatamente di pasta e fagioli mentre un anziano uomo, afflitto dal tempo e dalle disgrazie, cerca di farle capire quanto meglio sarebbe per lui sedersi e gratificante per lei lasciare quel posto.
Ma se nei locali, alla sera, inizia a dominare la musica, quella bella musica, quella a tutto volume, diventa fondamentale la chiacchierata con l’amica per farle capire, o meglio non capire… qualsiasi cosa.
A dire il vero non ho mai prestato particolare attenzione alle telefonate degli altri. Mi sono sempre curato delle mie vivendole sempre con estremo imbarazzo.
All’esterno non telefono se non per motivi strettamente necessari e, analogamente, cerco di non rispondere se non… per motivi strettamente necessari.
Sì, è un rapporto difficile quello mio, con il telefono, ma ringraziando la tecnologia, sono tanti i metodi di comunicazione che mi vengono in soccorso.
Ma gli altri no e, come detto, la strada è il loro salotto. E quando dico il “loro” salotto, intendo dire il “loro” salotto.
Un bel giorno procedevo lungo il mio percorso e, inevitabilmente, la mia attenzione venne colta dalle urla di una ragazza, ovviamente, al telefono.
A dire il vero avrà avuto una trentina d’anni ma, come definirla se non ragazza?
Sì, forse questo è un argomento che affronteremo in un altro post…
Ebbene, questa ragazza urlava, per così dire, tranquillamente, venendomi incontro sul marciapiedi.
Pensai che forse le era successo qualche cosa, provavo un sentimento di “quasi” angoscia per lei e, poi, le sue urla si trasformarono in parole comprensibili e il tutto si mostrava a me come un litigio con un uomo di nome Fabio.
“Chi era Fabio?”, mi dissi, “il fidanzato,? Il marito? Forse un collega?”.
Beh, non lo so.
Tutto questo, però, mi fece scattare un nuovo livello di osservazione di ciò che mi circondava e la mia attenzione, inevitabilmente, veniva attratta sempre più dalla gente che parlava al telefono… per la strada.
Infatti, pochi metri avanti, un’altra telefonata attirò nuovamente la mia attenzione e, anche in quel caso, toni forti ed accesi.
La cosa si ripeté nei giorni a seguire ed io ero sempre più colpito dal fatto che le persone sì parlavano ma molte… litigavano.
E allora incominciai, sì, incominciai a contare, in quel salotto chiamato strada, che mi trovassi a Trieste o altrove.
Cominciai a contare ed interpretare le telefonate di quella gente, che non si rendeva conto, non si interessavano affatto di rendere tutti partecipi, alle loro questioni, che fossero importanti o meno, e facevano del posto in cui si trovavano, una scena degna del miglior teatro greco, con loro protagonisti osservati dall’alto.
Contai, le telefonate vivaci e tese, dure e e scontrose, tristi e difficili, e poi contai le telefonate, frivole, utili, necessarie.
Non fu difficile, anzi, devo dire che era impossibile non essere letteralmente investiti dalle questioni di tutti.
La prima cosa di cui mi resi conto fu proprio la grande quantità di telefonate, di tutti i tipi, generi e tanto altro ancora, che avveniva in percorsi ridotti, intorno a me, intorno a tutti, sia nel tempo, ovunque.
Una, due, tre e così andai avanti per un arco temporale che mi ero stabilito, dando come parametro, assolutamente da seguire, la casualità.
Quale risultato? Il 30% delle telefonate spontanee, sulla strada, era caratterizzato dall’essere basato sulla lite anche molto accesa.
Questa che vi ho raccontato è una piccola esperienza , che, a modo suo, risulta essere decisamente significativa.
Forse quell’utilità dei telefoni ha lasciato il passo ad un uso “belligerante” dell’apparecchio e, alla fine, se anche voi, come me, vi imbarazzate a parlare “in pubblico”, sappiate che siamo una minoranza poiché sono tanti, anzi tantissimi, che fanno degli spazi aperti e comuni, il luogo ideale di condivisione della propria vita.

 

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