(di Biagio Mannino)
Cosa ne penseresti George Orwell, se potessi vedere e provare quello che l’umanità sta attraversando?
Vorrei intervistarti, vorrei parlarti, vorrei iniziare dicendoti…
George, mio caro George…
Sarebbe interessante, anzi, sarebbe bello avere la tua opinione e le tue considerazioni, le tue valutazioni e le tue analisi, i tuoi commenti, ironici, sarcastici, profondi, anche sprezzanti, di quello che la politica, e tutto ciò che la circonda e ne rende l’esistenza, ha fatto e sta facendo, nel corso del 2020, nell’era del Corona virus. Come guarderesti l’umanità, quale sguardo assumerebbe il tuo volto, assistendo ad uno spettacolo così triste ed assurdo che, se non fosse realtà, avrebbe le caratteristiche di un romanzo di fantascienza scritto male…
“Gli animali sono tutti uguali” scrivevi “ma alcuni sono più uguali degli altri”. Parole che risuonano nella casa del cittadino globale, mentre si sposta dalla camera alla cucina e dalla cucina alla camera, mentre guarda fuori dalla finestra e poi gira lo sguardo verso l’orologio impolverato, appeso a quel muro che mai lo aveva visto così grigio e sporco, e si accorge che le lancette non si sono spostate che di poco. Nella Fattoria degli animali forse ci dicevi, ci urlavi a noi sordi del tuo futuro che la democrazia è soltanto un’illusione, che non esiste?
George: sei stato contrastato ed apprezzato, odiato ed amato, ma quel Grande Fratello, quello che tu avevi ben capito e che, a distanza di 72 anni, viene cocciutamente interpretato come “degno” protagonista di uno degli spettacoli televisivi tra i meno guardabili, era l’espressione che nel 1948 avevi aperto la strada alla riflessione, a spalancare gli occhi di fronte ad un futuro non troppo lontano e che oggi sembra trovare una rappresentazione letteraria nelle pagine del tuo 1984.
Una società controllata, guardata e sorvegliata, istruita ed educata, dove ciò che esiste non esiste e dove ciò che non esiste esiste.
George Orwell, tu, giornalista e scrittore, utopista e sognatore, osservatore degli eventi e degli uomini e capace di pensare nonostante la pressione dell’opinione comune.
Il mondo del 2020 lascia a quello del 2021 le macerie di una guerra che ha fatto solo vittime, dove alcuni cercano di orientarsi e capire, dove altri cercano di cogliere le opportunità.
Sì, quelle opportunità che, sempre, nei momenti di crisi, danno l’occasione di trasformare il disastro in un percorso migliore ma dove, poi, alla fine, assumono solo quel significato conseguenziale all’approfittarsi di qualcuno.
Guarda George: macerie e morti, macerie e poveri in una società che ha trovato la piena realizzazione della globalizzazione nella negazione del concetto di benessere comune.
Un anno incredibile, impensabile, inimmaginabile. Miliardi di persone chiuse a casa, tutte le attività congelate e sospese, la scuola, quel luogo di educazione alla vita, chiusa, milioni di disoccupati, e tanto altro ancora che sappiamo bene e che viviamo bene.
No mio caro George, no: non è finita, non finirà con l’attenuazione della malattia perché poi seguirà la malattia sociale, quella che si fa finta di non vedere, quella che si chiama miseria, povertà, disoccupazione, depressione, quella che uccide altrettanto e porta ad altri drammi.
Chi saranno gli eroi della prossima malattia? Quali saranno i vaccini per chi non saprà dove sbattere la testa mentre tutto intorno gira e noi gioiremo di nuovi falsi miti tecnologici, di conferenze, lezioni e feste di capodanno on line.
Quando la guerra finisce anche Winston trova l’orgoglio e diventa, sconfitto, come tutti, come noi, come te, mio caro George.
NOTA: l’immagine in questo post è di pubblico dominio ed è tratta da Wikipedia Commons.
Semplicemente meraviglioso! Molto profondo! Hai trattato un argomento così serio e grave in modo quasi poetico grazie a questo epistolario immaginario
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