La Cina: esempio di “libertà” sempre più digitalizzata e… da non seguire.

(di Biagio Mannino)

L’acquisto della casa, per la famiglia media cinese, è il traguardo principale da raggiungere.
Il bene immobile e, in particolare, la casa in cui vivere, rappresenta in Cina il punto principale del contesto patrimoniale e delle prospettive di sicurezza.
Ma, ormai da un anno, tutto questo sembra essere stato messo in discussione.
Sono ormai trascorsi venticinque anni da quando Hong Kong passava sotto la particolare amministrazione cinese da quella consolidata del Regno Unito.
Si diceva “uno Stato, due sistemi”, divenendo lo slogan di quella che sarebbe stata la Cina di oggi, la Cina che, in poco più di due decadi, è divenuta, se non ancora la primaria potenza globale, quella che lo diventerà a breve.
Una corsa verso il tutto, con una pianificazione in tutti i settori, quello immobiliare incluso.
La casa, come bene primario per un miliardo e mezzo di cittadini: un grande, grandissimo business che ha visto investimenti in questo settore così intensi ed importanti da trasformare il volto delle città cinesi e portarle ad un aumento demografico di livelli inauditi. Basti pensare che la sola Shanghai conta trenta milioni di abitanti.
Affari, tanti affari, movimenti di immense quantità di denaro, hanno coinvolto tutto il sistema, da quello immobiliare a quello bancario.
Ma, come detto, da un anno i problemi si sono mostrati all’orizzonte, rischiando di mandare in crisi il sistema proprio alla vigilia della possibile rielezione al terzo mandato del non più irremovibile Xi Jinping.
I numerosissimi casi di mancata consegna degli immobili ormai non si contano più. Il tutto vede anche la generalizzata situazione di precarietà economica e finanziaria globale, la mancanza di liquidità e tutte quelle famiglie cinesi, indebitate per l’acquisto della sospirata casa, si trovano a pagare mutui con la prospettiva di non avere mai quel tetto desiderato.
Le proteste, da parte degli inquilini, aumentano e si diffondono a macchia d’olio, e coinvolgono sempre di più il settore bancario poiché le rate dei mutui cominciano a non essere più pagate.
Al danno anche le beffe… digitali, poiché, per cercare di limitare la diffusione e la forza delle proteste, le autorità censurano ogni forma di divulgazione della notizia in questione e non solo.
La preoccupazione che il sistema bancario possa entrare in crisi, visto l’ammontare degli investimenti immobiliari, vista la necessità per Xi Jinping di far apparire la Cina come un modello di organizzazione, ha portato all’uso tanto temuto, in Europa in generale e in Italia in particolare, dei tracciamenti e del blocco dei crediti sociali.
Infatti gli inquilini che decidevano di chiudere i loro conti nelle banche cinesi per far fronte alla situazione, si sono visti controllati attraverso il sistema di tracciamento anti Covid 19 adattato alle esigenze specifiche del caso in questione, mentre le prospettive per chi non dovesse pagare i mutui, sarebbero la perdita dei crediti sociali con la conseguente esclusione digitale dalla… vita! Treni, mezzi pubblici, e tanto altro ancora verrebbero interdetti a chi, come in questo caso, nonostante la piena ragione, decidesse di far valere i propri diritti.
La Cina ed il suo settore immobiliare in crisi, rappresenta più che mai l’esempio di quello che potrebbe accadere a tutti nel caso in cui la nostra vita incominciasse ad essere gestita da qualcuno che, in remoto, facesse click a seconda degli interessi del momento.
Ci piacciono i nuovi strumenti di “libertà”?

NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons.

FONTE INFORMATIVA PER LA REALIZZAZIONE DEL POST: ASIA NEWS.

Solo una domanda semplice semplice ai candidati. Basta rispondere SI o NO.

(di Biagio Mannino)

Pur nella consapevolezza che risposte non arriveranno, una domanda, ai candidati, ai partiti, ai movimenti e, in sostanza, a tutti coloro che si adopereranno in occasione delle prossime elezioni legislative nella speranza di essere eletti, la voglio fare: abrogherete tutti quei decreti realizzati dal Governo Draghi che hanno portato gli italiani a vivere situazioni di oggettiva difficoltà sociale, economica, finanziaria, sanitaria, scolastica e tanto, tanto altro ancora?
La questione è molto semplice. Se è vero che è iniziata la competizione elettorale e, se è vero che il Governo Draghi è caduto anticipatamente rispetto alla naturale conclusione della legislatura, allora tutto questo implica che il lavoro del Governo Draghi non è stato all’altezza di essere considerato utile agli interessi del Paese in generale, dei cittadini italiani in particolare.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, difficile, difficilissimo non vederli, difficile, difficilissimo fare finta di vedere altro, ciò che si sperava ma che, al contrario, non c’è.
Gli italiani impoveriti, gli italiani senza prospettive, spaventati dall’incertezza sociale ed economica, colpiti da restrizioni dure, pesanti, dolorose e di dubbia costituzionalità, divisi tra loro dopo un anno di contrapposizioni, indeboliti nelle prospettive di conseguenze belliche e tanto altro ancora che conosciamo bene.
E adesso la parola ai candidati, ai partiti che dicono di pensare ed adoperarsi per l’Italia, ma quell’Italia, coincide anche con il popolo italiano?
Continuiamo a sentire parlare di atlantismo, quella parola che è stata il programma, la linea guida del Governo Draghi e che, adesso, mostra tutte le sue conseguenze. E quei decreti, tanti, tantissimi, accompagnati in sede di conversione da richieste di fiducia e che si sono trasformati in incubi per quegli stessi italiani che avevano speranze per quello che Draghi avrebbe fatto. Sì, quei decreti, che fine faranno?
Gli italiani guardano le bollette del gas e della luce, guardano il lavoro che non c’è più, guardano l’inflazione all’8%, ricordano il Green Pass, le restrizioni, gli isolamenti, le esclusioni dal lavoro, dalla vita, e tutte le cose provate.
Gli italiani non guardano se e quando Draghi avrà un nuovo incarico e quanto questo sia prestigioso, gli italiani non guardano quanti mandati faranno i candidati del Movimento Cinque Stelle o se la sinistra ritroverà se stessa dopo essersi persa completamente. Gli italiani non guardano più, delusi, amareggiati, non guardano più la politica che li ha portati a queste condizioni di vita.
L’esaltazione di un passato che non c’è stato si scontra con un presente che c’è e, allora, abrogherete tutti quei decreti realizzati dal Governo Draghi che hanno portato gli italiani a vivere situazioni di oggettiva difficoltà sociale, economica, finanziaria, sanitaria, scolastica e tanto, tanto altro ancora?
Non è difficile rispondere alla domanda. Basta dire SI o NO. Eliminare tutto quello che è stato fatto e che ci ha portato a questo punto, oppure continuare su quella linea, quella del programma del Governo Draghi, quella del Governo che, nonostante tutte le celebrazioni, è caduto anticipatamente.
Non è difficile, credetemi, basta rispondere SI o NO.

NOTA: l’immagine in questo post è di libero uso ed è tratta da Wikipedia Commons.

Trieste: il corteo che non avremmo mai voluto vedere.

(di Biagio Mannino)

No, questo corteo non lo avremmo mai voluto vedere!
Ad un anno di distanza dalle prime manifestazioni che Trieste guardava svilupparsi tra le vie e le piazze del centro, ad ormai un anno di distanza quando migliaia di persone dicevano NO alla “obbligatorietà indotta” a vaccinarsi tramite il Green Pass, a mesi di distanza dove le parole e la forza di volontà della gente sono rimaste inascoltate e considerate al pari di niente, il corteo di oggi lascia tutti sconvolti, rattristati, amareggiati.
Decine di immagini, grandi, portate una ad una, in un silenzio rotto dal colpo di un tamburo, sordo nella calda sera di una giornata qualunque di un luglio qualunque, eppure sembra urlare i nomi, quelli di tutte quelle persone che da quei cartelli sembrano a loro volta urlare “giustizia e verità”.
Persone come tante, piccole e grandi, belle o brutte, simpatiche o insopportabili, uomini, donne, lavoratori o studenti o indifferentemente cosa, persone, come tante, che contavano per qualcuno, che contavano per loro stesse, persone come noi ma, adesso, vittime.
“giustizia e verità”: questo è ciò che chiedono i partecipanti al corteo, questo è ciò che chiedono assieme vaccinati e non vaccinati di fronte a tutto ciò che si è vissuto in questo terribile periodo tra il 2021 ed il 2022.
“Giustizia e verità” per capire, sapere e rendere quanto meno onore a quelle vittime nella speranza che, questa volta, le parole non restino inascoltate come quelle che venivano portate nelle manifestazioni precedenti, quelle parole che sembravano quasi essere una profezia su ciò che deve essere chiarito.