(di Anna Piccioni)
Credo sia importante una riflessione sulla Costituzione Italiana dal momento che sia da parte della maggioranza che governa il Paese sia dall’opposizione si sente parlare di Riforma dello Stato: è una prospettiva molto preoccupante. Il clima di quegli anni che hanno visto la nascita della Costituzione sono molto diversi da quelli che stiamo vivendo ora. L’Italia del dopoguerra doveva ricostruire una democrazia che il ventennio fascista aveva cancellato.
L’Assemblea Costituente era formata da uomini che pur mossi da principii diversi, liberali, cattolici, comunisti tutti tuttavia avevano un unico fine: ridare al popolo italiano dignità e fiducia nelle Istituzioni e nella Politica. Parri, Terracini, De Gasperi, Carlo Levi, Calamandrei, Pinkerle e altri misero insieme la loro cultura, i loro valori, le loro esperienze; i loro contributi furono determinanti per l’organizzazione dello Stato.
Gettando uno sguardo sul panorama politico attuale riesce difficile trovare delle personalità con una tale capacità a cui noi tutti possiamo affidare una riscrittura della Costituzione, anche solo la modifica di pochi articoli. La Politica è troppo inquinata da interessi privati, non è più considerata un servizio; il fatto che un numero sempre maggiore di cittadini non partecipa all’unica occasione che vien loro dato di partecipare alla democrazia di uno Stato dando il loro voto, dovrebbe far riflettere. Non basta scendere in piazza, in mezzo alla gente nel periodo elettorale; creare comitati o circoli tematici. E’ una bella cosa, ma poi quando le persone si accorgono che non serve a nulla, abbandonano qualsiasi riunione e non danno più il loro contributo. E così la Democrazia partecipativa finisce.
Un tempo esistevano le scuole di partito, si cominciava dalla gavetta, e se lo si meritava, si faceva “carriera”. In questo modo ognuno poteva sperare, se ne aveva le capacità, di poter un giorno percorrere quella strada. Ora invece degli illustri sconosciuti, nomi decisi dalle segreterie di partito, sono chiamati a ricoprire cariche amministrative o parlamentari senza sapere nemmeno quali siano i loro doveri verso l’elettorato. Ma questo è il risultato per aver voluto far eleggere la cosidetta “società civile”.
E’ necessario ripartire da quel “Patto di civiltà” del 27 dicembre 1947, che si fonda sulla laicità dello Stato, il rispetto, la tolleranza, la solidarietà.
Alla base dello nostra vita sociale ci sono principi morali e giuridici.
L’art. 3 recita “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. e parlando di uguaglianza si intende di fatto non solo di diritto. Probabilmente se ci fosse maggior conoscenza degli articoli fondamentali della Costituzione, i cittadini capirebbero che se si partecipasse e ci si interessasse alla Politica, sarebbero attuati i valori fondamentali della Democrazia.
L’indifferenza verso la Politica danneggia soprattutto lo Stato e lo Stato siamo tutti noi.
ANNA PICCIONI
Nota: l’immagine di questo post è stata tratta da www. villaggiogiovane2010. wordpress. com.
Analisi lucidissima, siamo governati da dilettanti allo sbaraglio, ma allo sbaraglio ci stiamo andando noi cittadini.
Continuo a chiedermi come siamo arrivati a questo punto.
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