(di Biagio Mannino)
Trieste, 26 ottobre 2017
Alla fine ci sono riusciti.
A fare cosa?
A cambiare la legge elettorale?
Sì, ma i realtà non è questo il grosso del lavoro quanto… aver concluso, o meglio, “rimediato”, a quel percorso bocciato dagli italiani il 4 dicembre 2016, quando, compattamente, attraverso il NO alla riforma costituzionale voluta da Renzi, fecero chiaramente capire di voler contare nella vita politica italiana.
Adesso, il Rosatellum bis, li farà contare… decisamente meno!
Una legge, quella elettorale, che consente ai cittadini di delegare altri cittadini a rappresentarli nel massimo organo istituzionale: il Parlamento.
Ed è nel Parlamento, di conseguenza, il luogo dove rappresentatività e e governabilità trovano, o dovrebbero trovare, il massimo della propria espressione.
Questo è solo uno dei motivi che rendono importante più che mai il ruolo e la funzione di una legge elettorale.
E qual’è il modo migliore per realizzarlo? Consentire ai cittadini di… scegliere.
Il Rosatellum bis divide il numero dei seggi secondo una percentuale: poco più del 30% vengono attribuiti secondo il sistema maggioritario ed il restante utilizzando il sistema proporzionale.
Verrebbe naturale ipotizzare, di conseguenza, che per ciascuna Camera, l’elettore, si trovi, al momento del voto, con in mano due schede.
Al contrario ne riceverà una sola dove indicherà il candidato o la forza politica che lo rappresenta, e solo nell’ambito della percentuale maggioritaria.
Il resto sarà contato percentualmente sommando tutti i voti degli italiani e distribuendoli, alle varie forze, proporzionalmente.
Logico diviene pensare che, alla fine, il cittadino italiano delegherà solo 1/3 dei Parlamentari mentre il resto… no.
Non solo, se il cittadino ha simpatia per un candidato e non per il partito, o coalizione che lo rappresenta, potrà sì votare per il nome e non per il partito ma il suo voto andrà comunque a quella forza per il calcolo della componente proporzionale.
Se poi teniamo conto che i candidati, oltre al collegio maggioritario, potranno presentarsi anche in tre collegi proporzionali, non è difficile prevedere che, alla fine, verranno eletti un po’ tutti.
In definitiva, il potere di scelta delle segreterie dei partiti diviene enorme.
E la governabilità?
Per definizione prevalendo il sistema proporzionale sul numero dei seggi porterà ad una situazione in cui nessuno vincerà ed imporrà coalizioni differenti da quelle presentata in fase pre – elettorale.
Di chi è figlia questa legge?
Forse del PD, che ha voluto anche inserire il voto di fiducia (per più volte!) in un iter dove dovrebbe esserci un’ampia condivisione del contenuto, che ci dice, attraverso la voce dei suoi rappresentanti, che, finalmente, una legge elettorale farà contare di più il cittadino. Forse di Forza Italia, che diviene partito di opposizione o di maggioranza a seconda delle circostanze, o della Lega, che pur di votare, accetta qualsiasi legge… tranne quella che già c’è, o… indifferente.
Parole, dichiarazioni, discorsi e tanto altro ancora.
Non ha importanza.
Questa legge elettorale, il Rosatellum bis, è figlia dei Parlamentari della Repubblica Italiana, che non ispirati dall’art. 67 della Costituzione, l’hanno votata.
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Così recita l’art. 67 della Costituzione Italiana, quel testo che vide i Padri Costituenti impegnati proprio per garantire la democraticità dello Stato, comprendendo bene quali fossero le difficoltà per un rappresentante dei cittadini essere libero da tutto tranne che dalla propria coscienza.
Ebbene, anche in questo caso, hanno prevalso le logiche dei partiti ma questo non toglie la responsabilità dei singoli Parlamentari poiché, al momento del voto, conta sempre la loro scelta.
NOTA: l’immagine di questo post è tratta da www. Wikipedia. it.