(di Biagio Mannino)
Fino a che punto tutto è consentito? Fino a che punto ci si può permettere di arrivare? Fino a che punto si possono legittimare le scelte e le azioni in nome della politica e del mal parlare nascondendosi dietro le apparenti e spesso arbitrariamente utilizzate regole della “comunicazione”?
Sono queste solo alcune delle inutili domande che possiamo porci. Sì, inutili domande, dopo la pubblicazione dell’immagine del Ministro Matteo Salvini. Immagine che lo mostra con un mitra in mano e con espressioni che non vale la pena neppure citare.
Se lo spin doctor del Ministro dell’Interno pubblica su Facebook quella foto, è legittimo quanto meno rimanere molto perplessi sulle effettive capacità di consulente della comunicazione del collaboratore. Non sempre tutto può essere accettato pur di ottenere un risultato.
E ancora, non vale la pena porsi domande quando esistono dei momenti, nel calendario degli uomini, che almeno un po’ dovrebbero consentire un breve istante di quiete, un distacco dall’ormai triste quotidiana politica.
Sì, triste, perché solo questo è l’aggettivo corretto per definirla quando foto come quella descritta vengono esposte e scegliendo proprio il giorno di Pasqua per esibirle.
Ad aggravare il tutto si sceglie anche la giornata in cui centinaia di vittime cadono sotto le armi degli attentatori nello Sri Lanka, mostrando cosa può fare la politica quando perde il suo significato più nobile, ovvero essere un’arte.
Perché la politica è non solo un’arte ma l’Arte con la A maiuscola. L’Arte del possibile, del raggiungimento dell’interesse comune, di tutti, del benessere non solo di alcuni, di una visione universale della comunità, della comunità di quelli che non dovrebbero essere classificati come cittadini ma solo come uomini.
E nel giorno della Pasqua così cara ai Cristiani, il terribile attentato che colpisce tutti, cristiani e non cristiani, umanità offesa, appare anche l’immagine che di cristiano nonha assolutamente nulla.
La politica perde il senso di sé stessa e scarica sulle regole comunicative le responsabilità della propria incapacità di sapere parlare e, soprattutto fare. Fare in modo serio e corretto ciò che la politica stessa è.
Aggrapparsi ai principi di memoria machiavelliana diventa la scusa, alla fine, per permettersi tutto e, magari, giustificarlo con una risata o una battuta.
Ormai la politica ha perso il suo profondo, nobile significato e il suo alto, responsabile valore e continuare a giocare sulle immagini, sugli spot, sulle battute, alla fine, ripagherà, rapidamente con il giudizio degli elettori. Il patrimonio fondamentale per i politici, ovvero gli elettori, improvvisamente mostreranno la loro fuga verso qualcuno che possa dare la nuova illusione di trovare l’unica cosa che cercano: la professionalità-
Dall’Italia agli USA, dall’UK all’Ucraina e ormai ovunque, sembra che non si sappia più cosa fare per andare incontro ad una società in crisi generalee, soprattutto, manca la ricerca di un suo nuovo essere.
Non ci sono idee, non ci sono argomenti, non ci sono prospettive ma ci sono tanti problemi, problemi da risolvere e che lì restano in attesa che quelle energie utilizzate nella gara a chi stupisce di più possano essere convogliate a chi fa meglio.
Non bisognerebbe dimenticare che la politica, quella vera, è una cosa seria.
NOTA: l’immagine in questo post è tratta da La Repubblica del 22 aprile 2019.