Tutti gli articoli di Biagio Mannino

Giornalista esperto di politica internazionale e di comunicazione pubblica.

Prima Pagina in 10 minuti: domenica 25 ottobre alle ore 21.30.

Dopo il successo della prima puntata, visibile dalla sezione VIDEO, si avvicina il secondo appuntamento con Prima Pagina in 10 minuti.

Domenica 25 ottobre dalle ore 21.30

sarà disponibile il video della nuova puntata.

Tratterò il progressivo aumento delle spese militari nel mondo. Diretta espressione dei cambiamenti geopolitici e delle strategie nell’epoca del Corona virus.

Domenica 25 ottobre dalle ore 21.30 dal blog Il vento di nord est.

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Alla ricerca dell’allegria!

(di Biagio Mannino)

Il senso dell’allegria sempre più dominante in Piazza Unità, a Trieste.
Ne abbiamo bisogno, tanto bisogno.
Abbiamo bisogno di sorridere più che mai in questo 2020.
E, forse, a guardare bene quella statua, a guardarla proprio bene, ma bene bene, l’allegria non può che arrivare! Decisamente!
Sì, è proprio… non so… originale, posta al centro di una delle piazze più belle del mondo, di una delle piazze dove è passata la storia, al centro di una delle piazze dove i turisti vengono da lontano e poi vedere da tre lati i magnifici palazzi e da quello rimanente, il mare.
Sì, lì, al centro, la statua, con quella base biancastra e quei bei strani cosi che spuntano.
Fa molta allegria! E fa venir voglia di tornare, a guardarla e chiedersi com’è che sia finita al centro di Piazza Unità!
Tra alberelli e prossime musichette natalizie, fa la sua bella figura.
Solo una domanda: quando la togliete?

A Trieste si prepara la “magica” atmosfera natalizia. Il 19 ottobre!

(di Biagio Mannino)

A Trieste si prepara la “magica” atmosfera natalizia. Il 19 ottobre!

Non c’è dubbio! Trieste anticipa tutti e tutto! Già si respira l’atmosfera natalizia in Piazza Unità dove, in una bella e calda giornata di metà ottobre, si allestiscono alberelli e luminarie.
Che il 2020 sia un anno strano lo ha ormai capito chiunque. Che le cose nella nostra vita quotidiana siano cambiate è un dato certo. Ma vedere alberi natalizi quando ancora non è chiaro se indossare il cappotto o meno, questo non lo si immaginava!
E così, se vi capita di passeggiare per le vie del centro, aspettatevi quelle belle sensazioni che solo il Natale ci può dare, quei bei momenti di serenità e quelle simpatiche corse agli acquisti.
Sì, mentre per le strade, la gente cammina, con mascherine e preoccupazioni. Vere preoccupazioni.

Bollette che passione! La risposta alla lettera.

Prontamente è arrivata la risposta alla lettera di Roberta Canziani.

Lettere al blog.

Bollette che passione! La risposta alla lettera.

(lettera firmata)
Capisco che una persona possa essere disorientata, ma la questione in realtà è
abbastanza semplice. O, almeno, più semplice di quanto sembri.
Da molti anni, per il gas e per l’elettricità la figura del venditore è stata separata
da quella del distributore.
A Trieste il distributore del gas, dell’elettricità e dell’acqua è AcegasAPSAmga.
Azienda controllata dal gruppo Hera. Per l’acqua, AcegasAPSAmga è anche
venditore, e dunque compare il nome sulle bollette. Per il gas e per l’elettricità
la figura del venditore, come dicevo, è stata separata da quella del distributore.
E dunque il nome AcegasAPSAmga non può comparire sulle bollette.
E chi sono i venditori di gas e di elettricità? Sono scelti dal cliente. Se una
persona volesse avere come venditore di gas e di elettricità Enel Energia, lo
potrebbe avere. Basta una telefonata a Enel Energia, suppongo. A scanso di
equivoci, il mio non è un consiglio, ma solo un esempio.
Se invece il cliente non ha mai scelto, in passato sono stati assegnati comunque
determinati venditori. Per il gas, a Trieste è stato assegnato EstEnergy. Per
l’elettricità era stata assegnata l’azienda ACEGAS APS Service (se non erro). Poi
questa azienda era stata sciolta, e automaticamente i clienti (quelli che non
hanno mai espresso scelte) sono stati spostati ad altre aziende, e ora il
venditore di questi clienti è EnergiaBase Trieste.

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

Lettere al blog: bollette che passione!

La lettera al blog: bollette che passione!

(di Roberta Canziani)

Caro blogger Biagio,

non vorrei approffittare troppo di questo punto di sfogo ma le ragioni per sentirsi estranei a come va il mondo sono proprio tante. Tu te ne vuoi dimenticare ma poi….l’arrivo delle bollette di acqua, luce e gas ti riporta quella sensazione… Al di lá degli importi che aumentano sempre anche se il tuo modo di vivere, di consumare non è che sia cambiato, la lettura dei fogli di accompagnamento che sono davvero tanti e che vorrebbero essere di spiegazione creano tante domande. A chi serve sapere “il mix medio nazionale di combustibili usati per la produzione dell’energia elettrica immessa nel sistema elettrico italiano del 2017 e 2018? I due anni precedenti? Ma se siamo quasi alla fine del 2020… Più interessante forse sapere che “dal 1 novembre 2019 si è perfezionata la cessione del ramo d’azienda di gas ed energia elettrica da parte della società Hera Comm s.p.a con contestuale trasferimento delle attivitá di vendita di gas ed energia elettrica ad Hera Comm NordEst s.r.l” …io non ci ho capito nulla anche perchè a me arrivano bollette da “EnergiabaseTRIESTE” (luce) e da EastEnergy (gas) e da AcegasApsAmga s.p.a (acqua)…forse avrei dovuto approffittare della settimana (che dev’esser giá finita) di educazione finanziaria della Presidenza dei Ministri di cui ho sentito alla radio senza però, lo ammetto, prestarci forse la giusta attenzione..
E neanche mi dilungo nei consumi stimati, in acconto, in riepilogo di cui ho scritto più volte anche sulle segnalazioni del Piccolo…e vado piuttosto a far qualcosa di concreto!

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

Lettere al blog: “Un’App per tutto”.

La lettera al blog di Roberta Canziani.

(di Roberta Canziani)

Egregio blogger. Com’è che si scrive? Beh forse non ha importanza approfitto di questo spazio per esprimere una mia sensazione e pensiero e chiederLe cosa ne pensa. Oggi vedo sul Piccolo una specie di vademecum non so neanche più su cosa.. i contenuti dei vari decreti in Coronavirus forse..il mio occhio cmq cade su un riquadro che dice che dal febbraio 2021 tutti i pagamenti verso la PA dovranno esser fatti tramite il portale pagoPA di cui abbiamo avuto un assaggio con la richiesta di pagamento Tari di quest’anno. Come molti altri hanno giá fatto notare, se prima con il mod. F24 non c’erano costi aggiuntivi e neanche se si pagava in posta mi dicono ora invece, in qualsiasi modo si paghi (una miriade di modi in più si ma quasi tutti che richiedono computer o smartphone) c’è una commissione o balzello a dir si voglia, che sia homebanking, bonifico(? Si può?) che si vada al tabacchino o in posta. E se prima si poteva pagare in un’unica soluzione ora comunque bisogna pagare due “balzelli” (si, ho optato per questa definizione!)
Per non parlare che non siamo tutti tecnologici, che appena appena si era imparato a usare il totem o lo sportello atm per fare i pagamenti (e non ho mica capito se ora da lá si può farlo) e questi continui cambiamenti sbalestrano..cmq ciò che mi ha fatto saltar la mosca al naso è che nell’articoletto si sottolineava il fatto che ciò é fatto “per i cittadini”!!!!
Fossero almeno onestl, posso capire forse che per le amministrazioni sará più facile ma almeno non vengano a dire che lo fanno per noi!
Che ne pensa? E si potrebbe far qualcosa per modificare questa deriva ipertecnologica ( i referti medici su portale altro esempio) per cui devi avere una app per tutto (ora anche per l’inps ) e quindi un cellulare nuovo, sempre più nuovo, con tanta tanta memoria..
Cordiali saluti

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

“E allora perché non dare del lui?”. La risposta alla… risposta.

Continua il dialogo sulla mail di Il Grillo Scrivente che risponde ad Anna Piccioni.

(di Il Grillo Scrivente)
Mi fa piacere e mi lusinga l’interesse suscitato dalla mia lettera. Chi mi ha risposto non ritiene necessario coniugare i nomi secondo il genere; quindi, penso che, di conseguenza, ciò valga anche per il sesso maschile… Non ho capito, invece, come mai consideri neutro usare il pronome femminile nel caso di dover “dare del lei”.

Sono d’accordissimo che la scelta delle facoltà avviene in piena libertà! Le donne oramai, da “anni e annorum”, sono pienamente consapevoli che non vi è più nessun ostacolo (l’unico potrebbe essere, ed era, quello giuridico) che impedisca loro di intraprendere studi scientifici nel caso lo volessero. Penso che, sulla base di quanto letto, sia inutile, quindi, anche stimolare gli uomini ad intraprendere un percorso umanistico… Anche in questo caso, infatti, non vi è nessun impedimento.

Per quanto riguarda le due vincitrici del Premio Nobel per la chimica 2020, non conosco i numeri delle iscritte alle facoltà scientifiche che queste hanno frequentato, quella francese e quella del Massachussets.

A prescindere, comunque, da quante donne studino scienze in quelle nazioni, quanto è stato fatto giustamente notare, testimonia il fatto che nulla viene impedito ad una donna solo per il fatto di essere tale; e soprattutto che (come hanno affermato donne che hanno raggiunto posizioni apicali), se una donna è veramente in gamba, non ha bisogno di numeri di preferenza per arrivare in alto!

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

Scrivi a Il vento di nord est.

Lettere al blog.
Scrivete a Il vento di nord est!
Volete condividere una vostra opinione su quanto accade intorno a voi? Volete commentare qualche evento che vi ha particolarmente colpito? Volete, semplicemente, esprimere il vostro pensiero?
Scrivete una mail a ilventodinordest@gmail.com e sarà pubblicata nella sezione “lettere al blog”.
Un’occasione per trovare uno spazio di libera discussione.

scrivi a: ilventodinordest@gmail.com

ATTENZIONE: non dimenticate di aggiungere alla vostra mail la seguente frase “Autorizzo il blog Il vento di nord est a pubblicare il contenuto della mia mail”.

Per leggere le lettere già pubblicate premi qui: https://ventodinordest.wordpress.com/category/lettere-al-blog/

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

Nell’epoca del Corona Virus si preparano le armi. Per combattere la malattia? No, per le guerre future.

(di Biagio Mannino)
Nell’epoca del Corona Virus si preparano le armi.
Per combattere la malattia? No, per le guerre future.
Tutto è cambiato. Tutto si è modificato. Semplicemente, tutto è saltato.
Gli schemi, le valutazioni, i progetti, i programmi e, di conseguenza, le analisi degli assetti geopolitici.
Con il Corona virus il mondo si è mostrato per quello che effettivamente è: fragile.
Così fragile da porre tutti contro tutti, dove, anziché vedere l’umanità andare verso una collaborazione volta a affrontare, in modo comune, la pandemia, si assiste passivamente alla spinta, così dei grandi come dei piccoli, a fronteggiarsi, cogliendo la presunta occasione per regolare conti, posizionarsi per acquisire forza, aspirare a collocarsi come potenze emergenti, consolidarsi nello scacchiere internazionale, rischiando di cadere nelle terribili trappole chiamate guerre.
Insomma, si assiste come siano in molti ad impegnarsi a far sì che l’umanità, oltre al virus, debba anche preoccuparsi di altre cose potenzialmente peggiori.
La Turchia segue la politica di Recep Tayyip Erdogan che, ha detta di molti, sogna nostalgicamente i fasti del vecchio Impero Ottomano.
La Turchia si impone nel drammatico conflitto interno della Siria, appoggia la Tripolitania nel caos libico, appoggia l’Azerbajan nella spinosa contrapposizione con l’Armenia sul Nagorno Karabakh.
Ed è solo una parte della politica turca perché, a quanto citato, deve aggiungersi la questione del Mediterraneo orientale e la presenza, sul piano delle trattative interne, in Palestina, oltre alle relazioni con l’Iran in merito alla questione Kurda.
Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, la lontana Australia, vede approvare dal suo Governo un aumento delle spese militari del 40% nei prossimi dieci anni, ipotizzando di dotarsi di missili a lunga gittata.
Anche il Giappone aumenta lo stanziamento delle spese militari come Taiwan.
Ma quel 10% di aumento delle spese militari sono ritenuti insufficienti dagli USA che invitano Taipei a fare di più.
Contemporaneamente gli USA prendono accordi militari con il Marocco, con l’Algeria, con Malta e con la Tunisia per mantenere e rafforzare la propria presenza nel bollente catino del Mediterraneo.
In India monta un sentimento anti cinese e lo scontro tra gli eserciti indiano e cinese di pochi mesi fa produce 72 vittime. In nome dell’indignazione dell’opinione pubblica indiana, il Governo decide, anche qui, di aumentare le spese militari.
Se a maggio l’Assemblea del Popolo Cinese iniziava i suoi lavori con al centro la legge sulla sicurezza nazionale, a margine Xi Jinping, nel suo discorso all’esercito, lo invitava a tenersi pronto a combattere per difendere la Cina dai nemici interni ed esterni al Paese. Anche in questo caso, le spese militari sono state aumentate.
Sono solo alcuni esempi perché a quegli aspetti bellici devono essere unite le altre “armi” fatte di acquisizioni, di blocchi commerciali, di dighe. Sì, di dighe che porteranno l’acqua a divenire un vero e proprio oro blu per chi la gestirà e per chi non l’avrà o, non l’avrà più.
Così l’Egitto che identifica la propria politica nella paura della mancanza di acqua,che rischia di veder impoverito il proprio bacino idrografico dalla costituenda, immensa, diga in Etiopia e che promette altre durissime contrapposizioni in un futuro forse non troppo lontano.
Questo pazzo mondo, che lotta per guarire dal virus, si troverà di fronte quella malattia provocata solo e soltanto dall’uomo, dalle conseguenze delle proprie scelte che, inevitabilmente, lo porteranno di nuovo a quell’eterno cammino faticoso ed inutile chiamato guerra.

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

“E allora perché non dare del lui?” La risposta.

Dopo l’interesse suscitato dalla lettera de Il Grillo Scrivente, è giunta una mail di risposta che, prontamente, pubblico.

E allora perché non dare del lui? La risposta.

(di Anna Piccioni)

Sinceramente condivido per molti aspetti la lettera..
Sono convinta che non è pretendendo di modificare i generi dei ruoli per adattarlo se è una donna o un uomo a svolgerlo, che si raggiunga la democrazia paritaria, e nemmeno per avere maggior rispetto verso le donne
La storia è scritta dagli uomini e quindi anche gli interpreti sono stati sempre uomini perciò ci siamo abituati al sindaco, al ministro, al dirigente etc etc solo al maschile;dalla notte dei tempi un po’ come quando si è deciso il colore azzurro per i maschietti e il rosa per le femminucce (io ho amato sempre il verde per gli uni e per le altre). Oppure dividere i giochi tra quelli per i maschietti: automobiline, costruzioni, palla armi; per le femminucce bambole e giochi da piccola massaia.
Ma vorrei fare un’ulteriore osservazione: l’italiano è la volgarizzazione del latino; la parola latina segue 5 declinazioni diverse. In questo caso prendiamo l’aggettivo che ha tre desinenze per quelli della prima classe a femminile e segue la prima declinazione, o maschile e segue la seconda declinazione e um il neutro seconda declinazione. Poi ci sono gli aggettivi della seconda classe che seguono la terza declinazione in e sia maschile che femminile che il neutro. Se in latino voglio tradurre una donna gentile matrona gentilis, un uomo gentile homo gentilis. Ossia scrivo tutta questa manfrina per dire che le parole con desinenza in e non dovrebbero essere trasformate al femminile In francese Professore per uomo si dice Monsieur le professeur, per donna madame la professeur
E poi ad esempio Il Presidente, la presidente, il comandante la comandante. Per quanto riguarda sindaco o sindaca, ministro o ministra il cambio di vocale non mi disturba.
Per il Lei e Lui direi che lei è neutro.
La scelta delle facoltà avviene in piena libertà e non per la maggior o minor presenza maschile o femminile: mi sembra che le due Nobel per la chimica siano donne.

NOTA: l’immagine in questo post è opera di Biagio Mannino.

The Donald’s 2020.

(di Biagio Mannino)Il 2020 per Donald Trump?
Un anno peggiore sarebbe difficile trovarlo. Dopo l’epidemia, la crisi lavorativa, gli scontri sociali, a pochi giorni dalle elezioni arriva la notizia: positivo al Corona virus.
Tutto quanto accaduto porta, inevitabilmente, a chiedersi su cosa poi, alla fine, siano gli Stati Uniti oggi, gli Stati Uniti dopo quattro anni di presidenza Trump.
Non solo: il 2020 si sta mostrando l’anno dei grandi cambiamenti e, inevitabilmente, le riflessioni seguono.
L’interrogativo è d’obbligo: gli USA di Trump possono sempre essere considerati, e soprattutto considerarsi, come un modello per il resto del mondo?
Un anno disastroso per Donald Trump: l’epidemia di Corona virus ha prodotto, al momento, il più importante numero di contagi e di vittime che, ormai, hanno superato quota 200000.
Una gestione dell’emergenza iniziata male per Trump, di fatto, a detta di molti, criticabile nei processi di valutazione dell’effettiva gravità della situazione, mostrandosi come questa si sia poi rivelandosi inadatta a quanto si sarebbe manifestato nei giorni e nei mesi successivi.
E poi le decisioni e, in particolare, le conseguenze alle stesse che hanno prodotto un ingentissimo numero di disoccupati, ponendo gli USA di fronte ad una situazione sociale di grande imbarazzo e di oggettiva crisi.
Crisi perché la classe media, nuovamente dopo il 2008, si trova duramente colpita.
Quasi 40 sono stati i milioni di disoccupati nel momento peggiore.
Ma, sebbene sul fronte occupazionale, la situazione stia migliorando, si è innescata, o meglio, si è ridestata, quella situazione dei confronti e scontri nell’eterogeneo mosaico che è la società statunitense.
La morte di George Floyd, avvenuta per soffocamento ad opera di due agenti di polizia, ha dato il via ad una serie di violente manifestazioni che, in un modo o nell’altro, perdurano tuttora, a macchia di leopardo, in tutto lo Stato.
Nel mezzo Donald Trump, impegnato a difendere tutte le sue scelte e cercando capri espiatori a cui addossare responsabilità vere o presunte nel momento, per lui, peggiore.
Tutto non poteva capitare che nel momento meno opportuno: quello delle elezioni presidenziali dove, dalla parte opposta, c’è Joe Bidden, quanto di più diverso e lontano da Trump.
Trump deve spostare l’attenzione altrove e quel virus, quel virus che sta portando la morte tra gli americani, nelle componenti ispaniche ed afrro americane in particolare, quel virus che ovunque nel mondo si chiama Corona virus o Covid 19, cambia nome e diventa il virus cinese.
Trump punta sulla Cina e scarica tutte le responsabilità per quanto accade negli USA, per quanto accade nel mondo.
Gli scontri sociali si risolvono con Law and order, come se potesse bastare a sanare la storia degli USA fatta di perenni contrapposizioni.
E così tutto diventa utile come la visita a Roma di Mike Pompeo, che si fa carico, a modo suo, dei valori cristiani invitando il Papa a non prendere accordi con il Governo cinese in merito alla spinosa questione della nomina dei vescovi, ma senza accorgersi, forse, di fare la stessa cosa.
Intanto Trump nomina Coney Barrett giudice della Corte Suprema.
La Barret, 48 enne, cattolica, conservatrice, anti abortista, anti matrimoni gay, con sette figli di cui due adottati, si pone come un punto di riferimento per la componente maggiormente conservatrice che vede, nella sua giovane età, una garanzia generazionale di difesa dei valori ad essa riferiti.
Ma, nuovamente, si apre la polemica, poiché se Trump nomina il Senato approva.
La polemica nasce inevitabilmente poiché, a breve, le elezioni vedranno anche protagonisti buona parte dei componenti del Congresso ed allora chi dovrebbe approvare la nomina della Barre? Il vecchio o il nuovo Senato?
Trump accusa e pone il dubbio preventivo: possibili brogli alle elezioni?
Mai come in questa occasione la tensione si avverte in modo deciso e, tutto questo, per vincere le elezioni, quella espressione di massima partecipazione ed orgoglio delle democrazie.

Padre Luciano Larivera e la povertà. IL PODCAST.

Il vento di nord est presenta, in podcast, la relazione di Padre Luciano Larivera, Direttore del Centro Culturale Veritas di Trieste.
In piena pandemia, nel vortice di tutte le conseguenze che derivano dalle decisioni prese per far fronte all’emergenza, ci si accorge di quanto il mondo sia diviso e gli uomini lontani tra loro.
Luciano Larivera dedica la sua importante riflessione alla povertà oggi.
Ascolta il podcast: https://www.spreaker.com/user/12881193/luciano-larivera-e-la-poverta

NOTA: si ringrazia Luciano Larivera per aver autorizzato la diffusione del podcast.