(di Biagio Mannino)
“Un nemico”, non “Il nemico”. Questa è l’esigenza della Lega che, da sempre, ha bisogno della contrapposizione per poter giustificare la propria esistenza nel quadro confuso e complesso della politica italiana.
Non è importante quale o chi sia, è sufficiente che ci sia, quel nemico utile, anzi utilissimo.
Due Leader carismatici, solo due, ha avuto la Lega nella sua ormai lunga storia: Umberto Bossi e Matteo Salvini.
Diversi negli obiettivi, uguali nelle metodologie di comunicazione politica.
Se torniamo indietro di quasi trenta anni osserviamo come il “nemico!” dei primi anni ‘90 risiedeva in quella stessa Italia che oggi, il contemporaneo Salvini, difende strenuamente dai migranti. Migranti dall’Africa, dall’Asia, indifferente ma pur sempre migranti e presentati come elemento di pericolo per l’Italia e gli italiani.
Eppure, trenta anni fa, il nemico era differente e quella Lega difendeva il Veneto e la Lombardia e non l’Italia da Roma, anzi, da “Roma ladrona”.
Comizi dai toni duri e accesi accompagnavano Bossi in una parte delle piazze del nord e la volontà per alcuni di secessione era forte, era una grande tentazione.
La Padania, e non l’Italia, spingeva alla lotta politica, spingeva una buona parte dell’elettorato locale ad andare in quella direzione.
Ma quella Lega, quella della Lombardia e del Veneto, forte e fortissima nelle realtà territoriali, poco poteva fare a favore del Federalismo tanto desiderato.
E iniziava così la politica delle alleanze, tanto necessaria per i propri fini, tanto utile a giustificare gli insuccessi.,
Infatti diventava Alleanza Nazionale, l’espressione della difesa dell’unità rispetto ai desideri autonomisti della Lega, l’elemento che impediva, o utilmente giustificava, il non raggiungimento delle promesse di allora.
La Lega trovava nella sua peculiarità locale il limite e la forza per continuare ad esserci, per continuare ad ottenere consensi ma il nemico, quella Roma, quel Sud, rimaneva e si contrapponeva in una logica posizione.
Forza Italia rappresentava il fattore fondamentale, unificatore e che, alla fine, beneficiava proprio della forza – debolezza della Lega.
Con la fine del Berlusconismo, tutto il centro destra deve ridisegnarsi e fare i conti anche con storture del passato.
Entra in scena Matteo Salvini e la Lega sembra ricostruirsi, sembra rigenerarsi, ma, in realtà, continua a seguire gli stessi schemi.
Il nemico diviene l’Unione Europea, i migranti, i migranti non gestiti dall’Unione Europea, in un turbine che pone lo stesso Salvini al centro di una campagna mediatica che si trasforma in una continua campagna elettorale.
E tutto converge sempre verso la stessa direzione: l’altro, che non produce, che si oppone, che ostacola, che limita, che invade e ancora e ancora e ancora.
Questa volta cambia il partito di confronto – scontro e il Movimento Cinque Stelle diviene protagonista involontario del successo della Lega di Salvini.
Il partito che dice no e che non consente all’Italia di…
Nuovamente tutto come trenta anni fa, nemici, altri che si oppongono e la Lega al centro con la differenza però che, questa volta, è divenuto un partito di interesse nazionale addirittura sovranista.
Non più la Lombardia, non più il Veneto nella Lega di Salvini ma l’Italia.
E quel federalismo? Quelle speranze di qualcuno di secessionismo?
Cambia anche questo perché adesso Roma non è più “ladrona” ma subentra il concetto di sovranismo. Sovranismo per essere indipendenti, nuovamente, e liberi dai lacci, nuovamente, questa volta, però, dell’Europa.
Difendere e difendersi. Nemici, ovunque, in Europa, nella stampa, in Africa, di fronte alle nostre case, sulle navi, nei porti, chiudersi, isolarsi, ripristinare i confini.
Nemici, oppositori e oppressori. Sempre presenti, così nella Lega di Bossi che in quella di Salvini, in un gioco comunicativo continuo che produce sicuri risultati elettorali ma solo in base al malessere sociale del momento.
Un malessere sociale che trova sempre la stessa causa, ovvero l’incertezza e il disagio economico e finanziario che colpisce, ieri come oggi, semnpre gli stessi.
Ed il nemico diviene utile, il capro espiatorio di una situazione, nuovamente ieri come oggi, non affrontata.
Però, i nemici, alla fine, si esauriscono.
NOTA: l’immagine in questo post è tratta da google immagini.