
Quando un Movimento sostituisce un altro… e poi un altro… e poi un altro…
Sembra proprio che il Movimento Cinque Stelle sia arrivato alla dischi usura del bozzolo.
Se dovessimo dare un’immagine all’evoluzione di quel particolare, originale, strano e, perché no, anche necessario movimento, ben si intona lo sviluppo di un bozzolo dal quale, poi, esce una farfalla.
Ma, in questo caso, anche questa immagine acquista un significato discutibile.
Infatti, se alla farfalla attribuiamo il senso della bellezza e della libertà ispirato dal suo volo, diviene difficile fare lo stesso con il Movimento Cinque Stelle.
Sono passati ormai più di dieci anni da quel V Day che, a Bologna, vedeva Beppe Grillo rappresentare tutto il malessere di una politica italiana stanca ed incapace di far fronte alle sfide interne di necessario rinnovamento e di assenza da quanto accade intorno, nello scenario dei grandi mutamenti geopolitici mondiali.
Nasceva quel movimento sull’onda prima di tutto dell’emotività e della delusione, della speranza e della necessità.
E fu premiato prima nelle elezioni legislative del 2013 ed ancor di più in quelle del 2018 entrando a far parte del Governo.
Là dove si decide, là dove si potrebbe ma… non si può.
Quel movimento che faceva di quel senso di purezza il suo faro, nel corso di una legislatura e un po’, acquisisce, quasi fosse inevitabile, la consapevolezza e la metamorfosi ha inizio e quel bozzolo si apre e diviene un movimento che assomiglia tanto ad un partito, che assomiglia tanto a tutti gli altri partiti.
Metamorfosi che nella storia politica italiana, quella degli ultimi trent’anni, quella nata dopo il crollo del Muro di Berlino, ci ha presentato e ripresentato più e più volte.
La Lega Nord che prometteva grandi apparenti cose ai suoi elettori, che si metamorfomizzava poi in Lega, partito con una politica accesa passata da localistica a nazionalistica, e poi Silvio Berlusconi, che scendeva in campo con la sua Forza Italia garantendo un successo per lo Stato come era stato per le sue aziende, e poi Matteo Renzi, che in brevissimo tempo porta gli italiani, dal desiderio del cambiamento alla delusione profonda, e, come detto il Movimento Cinque Stelle, determinato ed assorbito dal contesto.
Ma tutto sembra ricevere la consacrazione del passaggio da uno stato ad un altro nel momento in cui, un altro movimento, le Sardine, sembra portare novità, forse, speranze nuove, o, semplicemente, sempre quelle.
Quelle speranze che la politica dia ai cittadini risposte alle loro esigenze, all’incertezza dominante e soffocante, al senso di precarietà. Come dire, alle paure degli ultimi trenta anni.
Un movimento che subentra ad un altro movimento, con tanti principi e buone intenzioni.
Ma tra le tante risposte che i cittadini attendono c’è anche quella che ci dice quanto durerà?
Sembra proprio che il Movimento Cinque Stelle sia arrivato alla dischi usura del bozzolo.
Se dovessimo dare un’immagine all’evoluzione di quel particolare, originale, strano e, perché no, anche necessario movimento, ben si intona lo sviluppo di un bozzolo dal quale, poi, esce una farfalla.
Ma, in questo caso, anche questa immagine acquista un significato discutibile.
Infatti, se alla farfalla attribuiamo il senso della bellezza e della libertà ispirato dal suo volo, diviene difficile fare lo stesso con il Movimento Cinque Stelle.
Sono passati ormai più di dieci anni da quel V Day che, a Bologna, vedeva Beppe Grillo rappresentare tutto il malessere di una politica italiana stanca ed incapace di far fronte alle sfide interne di necessario rinnovamento e di assenza da quanto accade intorno, nello scenario dei grandi mutamenti geopolitici mondiali.
Nasceva quel movimento sull’onda prima di tutto dell’emotività e della delusione, della speranza e della necessità.
E fu premiato prima nelle elezioni legislative del 2013 ed ancor di più in quelle del 2018 entrando a far parte del Governo.
Là dove si decide, là dove si potrebbe ma… non si può.
Quel movimento che faceva di quel senso di purezza il suo faro, nel corso di una legislatura e un po’, acquisisce, quasi fosse inevitabile, la consapevolezza e la metamorfosi ha inizio e quel bozzolo si apre e diviene un movimento che assomiglia tanto ad un partito, che assomiglia tanto a tutti gli altri partiti.
Metamorfosi che nella storia politica italiana, quella degli ultimi trent’anni, quella nata dopo il crollo del Muro di Berlino, ci ha presentato e ripresentato più e più volte.
La Lega Nord che prometteva grandi apparenti cose ai suoi elettori, che si metamorfomizzava poi in Lega, partito con una politica accesa passata da localistica a nazionalistica, e poi Silvio Berlusconi, che scendeva in campo con la sua Forza Italia garantendo un successo per lo Stato come era stato per le sue aziende, e poi Matteo Renzi, che in brevissimo tempo porta gli italiani, dal desiderio del cambiamento alla delusione profonda, e, come detto il Movimento Cinque Stelle, determinato ed assorbito dal contesto.
Ma tutto sembra ricevere la consacrazione del passaggio da uno stato ad un altro nel momento in cui, un altro movimento, le Sardine, sembra portare novità, forse, speranze nuove, o, semplicemente, sempre quelle.
Quelle speranze che la politica dia ai cittadini risposte alle loro esigenze, all’incertezza dominante e soffocante, al senso di precarietà. Come dire, alle paure degli ultimi trenta anni.
Un movimento che subentra ad un altro movimento, con tanti principi e buone intenzioni.
Ma tra le tante risposte che i cittadini attendono c’è anche quella che ci dice quanto durerà?
