La recensione: PAOLO RUMIZ “Il filo infinito”.

PAOLO RUMIZ “Il filo infinito” – Universale economica Feltrinelli.

(Recensione di Anna Piccioni)

Da giorni penso come iniziare a parlare del racconto di viaggio di Paolo Rumiz “Il filo infinito” per paura di sminuire il senso profondo di questi “appunti” di viaggio , di riflessioni politiche, sociali, tutto impregnato di un’immensa umanità e di una grande spiritualità: “ […] il mio non è un viaggio nello spazio. È una navigazione interiore” Fin dalle prime pagine sono entrata in sintonia direi in empatia con l’autore; nelle sue parole ho trovato il conforto al mio pensiero attraverso chiarezza e lucidità;
L’autore attraverso i monasteri benedettini sparsi in tutta Europa va alla ricerca, e direi che lo trova, quel filo rosso che lega tutti i territori europei, dimostrando quanto insano, distruttivo, impossibile sia pretendere di credere che l’unità europea non esista, sbandierando nazionalismi e sovranità. Attraverso le sue esperienze cerca e annota soprattutto parole argomenti da contrapporre a quelli che non hanno “memoria dell’orrore”. L’Europa delle nazioni non sa compattarsi per controbattere “[…] a nord le lusinghe di Putin. A est, il focolaio mai spento dei Balcani e dell’Ucraina, i reticolati, i nazionalismi etnici, le mire della Cina. A ovest i dazi di Trump, l ‘autolesionismo della Brexit, la Catalogna. A sud il mare dei naufragi, l’islamismo violento, le dittature,la guerra, le bombe sui civili. Mai nella storia abbiamo avuto tanti problemi in comune […]”.
Tutto ha inizio dalla statua di san Benedetto, patrono d’Europa, a Norcia; rimasta incolume dopo il terremoto che ha colpito l’Umbria nel 2016. Per Rumiz quelle macerie sono la stessa Europa “[…] una balcanizzazione in atto su scala continentale”o forse il messaggio che quella statua manda all’autore è opposto: “Ricordava che alla caduta dell’Impero romano era stato proprio il monachesimo benedettino a salvare l’Europa. I semi della ricostruzione erano stati piantati nel peggior momento possibile per il nostro mondo, in un Occidente segnato da violenza, immigrazioni di massa, guerre, anarchia, degrado urbano, bancarotta. Qualcosa di pallidamente simile all’oggi.”.
Dopo Norcia seguono Praglia in Veneto, Sankt Ottilien, in Germania, Viboldone, in Lombardia, Muri Gries, Sud Tirolo, Marienberg, Sud Tirolo, San Gallo, in Svizzera, Citeaux, in Francia, Saint-Wandrille, in Fancia, Orval, in Belgio, Altötting, in Gemania, Niederalteich, in Germania, Pannonhalma, in Ungheria, Camerino, nelle Marche, San Giorgio Maggiore, in Veneto.
Paolo Rumiz in questo peregrinare ci fa ritrovare il valore della Regola ora et labora, la pace e la serenità che si respira tra quelle mura tra il profumo del luppolo e della campagna, dei monti e delle pianure dei fiumi: una conciliazione con la Natura e ci fa partecipi del Creato. Nel corso dei secoli molte volte l’umanità è precipitata tra le macerie ed ha saputo rialzarsi, cercare questo filo infinito potrebbe aiutare a farci diventare migliori.

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