Referendum: trionfano i SI. Ma l’Italia vince o… perde?

(di Biagio Mannino)
Oltre il 54% degli aventi il diritto al voto si sono presentati alle urne. Una affluenza importante numericamente e non solo.
Era questo, infatti, il Referendum in piena emergenza da Corona virus e non era scontata una presenza così importante alle urne.
Molto ha aiutato la concomitanza con le elezioni regionali e comunali ma, in ogni caso, dal punto di vista della partecipazione, la voglia di essere lì, di essere presenti, da parte degli italiani, si è confermata.
Sì, la voglia di partecipare, di esserci, nonostante tutto, nonostante mesi di angoscia provocati dall’epidemia, nonostante che poi, alla fine, poco si sia detto sul Referendum in sé.
Un percorso particolare però. Un percorso fatto concretamente ed orgogliosamente di volontà, di voglia tenace di esercitare la propria sovranità, proprio quella,quella sancita dal secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione e, contemporaneamente, vedere che il 70% dei voti sia andato nella direzione della riduzione dei parlamentari.
Un percorso che, di fatto, porta la rappresentanza ad essere ridotta di ben un terzo, che avrà come conseguenza di lasciare scoperte aree geografiche e vedere le proprie esigenze appoggiate da altri che, di quei territori, non fanno parte e, presumibilmente, poco ne conoscono della storia, delle tradizioni, dei propri problemi.
Partecipare in tanti per aver poi pochi rappresentanti. Sì, strano davvero.
Tanti commenti nei contenitori giornalistici dei diversi sistemi mediatici.
Tanti commenti indirizzati alla tenuta del Governo, alla tenuta o ai diversi cambi di colore in alcune Regioni, in alcuni Comuni. Tanti commenti su come il voto si è indirizzato e tutte le diverse prospettive all’orizzonte.
Pochi nei confronti del Referendum, a quel risultato, a quel 70% di SI, con quella determinante riduzione di Deputati e Senatori che stride con l’interesse dimostrato nei confronti dell’esercizio proprio del voto nelle Regioni e nei Comuni.
Si inizia a discutere: bisogna cambiare la legge elettorale. Disegnare i nuovi collegi perché, adesso, i parlamentari sono decisamente di meno e le aree territoriali dovranno necessariamente essere ridefinite, alcune unite, altre accorpate.
Una legge elettorale di tipo proporzionale, si dice.
Una legge elettorale di tipo proporzionale che garantisca… la rappresentatività ma… con soglia di sbarramento al 5%.
Allora, il risultato, è il seguente: meno parlamentari, legge proporzionale con soglia di sbarramento al 5% comportando per le minoranze, indifferentemente quali siano, indifferentemente cosa o chi rappresentino, la probabile estinzione dal contenitore democratico per eccellenza, ovvero, il Parlamento.
Quando si vota, ed in particolare ad un referendum, si esprime la propria volontà. Si contribuisce a prendere una decisione. Se prevalgono i SI o i NO si arriva ad una decisione ma non ci sono vincitori o perdenti. Semplicemente si è giunti ad una conclusione.
Il problema però si pone su come possiamo interpretare gli effetti di questa decisione, sul nostro sempre più inconsapevole ruolo di cittadini attivi nella vita politica, di portatori di principi e valori democratici e se, da un lato, i SI hanno decisamente vinto, dall’altro, l’Italia, sembra proprio aver perso.

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